1 mag 2009

Elise, genio di due anni intelligente come Einstein


Perchè forse allora non tutto è davvero perduto, alletiamo questa nostra giornata con questa notizia e confidiamo nelle generazioni future.

La piccola inglese ha un quoziente di 156 punti. Lo scienziato (da adulto) aveva 160. Mensa, l'associazione che riunisce le menti più dotate, l'ha ammessa nel club. Facendo un'eccezione dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI




Elise, genio di due anni
intelligente come Einstein

Elise Ran Roberts

LONDRA - Aveva cinque mesi quando ha fissato attentamente suo padre negli occhi e ha detto: "Papà". Al genitore per poco non è venuto un colpo, ma le sorprese non sono finite lì. A sette mesi si è alzata sulle gambe e ha cominciato a camminare. A dieci correva. A undici sapeva dire il proprio nome. A un anno e due mesi sapeva contare fino a dieci. A un anno e mezzo contava fino a venti, e in più sapeva recitare l'alfabeto, dire poesie a memoria e nominare la capitale di sei paesi. Oggi, che ha due anni e quattro mesi, di capitali ne conosce trentacinque, distingue un triangolo equilatero ("ha tre lati lunghi uguali!") da uno isoscele, sa contare anche in spagnolo e quando una sua coetanea, indicando un animale su un libro, dice che è un rinoceronte, lei la corregge con gentilezza: "No, non è un rinoceronte. Quello è un triceratopo". Un dinosauro quadrupede vissuto 70 milioni di anni fa in Nord America, per chi non lo sapesse.

Elise Tan Roberts, ventotto mesi d'età, cresciuta in una modesta famiglia di lavoratori nella parte settentrionale di Londra, è la bambina "più intelligente di Gran Bretagna", secondo quanto scrive in prima pagina il quotidiano Daily Mirror, che ha scoperto la sua storia. Ha un QI, come si dice in gergo scientifico (cioè un quoziente d'intelligenza), di 156, decisamente superiore alla media, la media non tra i bambini della sua età bensì tra gli adulti, che è 100, e leggermente inferiore al QI che aveva, da grande beninteso, Albert Einstein, 160. Insomma è un prodigio, un genio, una bambina decisamente fuori dal comune. Elise è tanto speciale che Mensa, l'organizzazione fondata nel Regno Unito nel 1946 per riunire le persone più intelligenti della nazione (per iscriversi bisogna essere nella fascia del 2 per cento della popolazione con il QI più alto), l'ha accettata trai suoi membri facendo un'eccezionale alla regola: bisognerebbe avere come minimo 10 anni per essere ammessi.

Louise, sua madre, che ha 28 anni ed è bianca, ed Edward, il padre, che ha 34 anni ed è nero, dicono di essere una famiglia normale. Lei lavora part-time in una compagnia di traslochi e la domenica in un supermercato; lui vende auto usate in cattive condizioni ai garage che le riparano e poi le rivendono. Nessuno dei due genitori è laureato. Tra i parenti ci sono medici e ingegneri, ma nessuno con un quoziente d'intelligenza da record. "Non abbiamo mai fatto niente per trasformare Elise in un prodigio", dice la mamma. "Non siamo i tipi di genitori che da quando il figlio è nella culla cercano di insegnargli l'alfabeto, l'aritmetica o una lingua straniera. Non le riempiamo la testa di nozioni. Ci limitiamo a rispondere alle sue domande. E lei ne ha tante. Ha una curiosità insaziabile. E una memoria incredibile". I coniugi Roberts si erano accorti che Elise, fin da quando era piccolissima, aveva qualcosa di insolito: una capacità di concentrazione sorprendente per un neonato, un desiderio di apprendere senza limiti.

Qualche settimana fa, guardando un programma tivù sui bambini prodigio, alla madre è venuto un dubbio: così ha contattato uno psicologo per l'infanzia, la professoressa Joan Freeman, che ha incontrato Elise, l'ha sottoposta a una serie di test e ha calcolato il suo QI. "Ha la mente di una bambina che ha il doppio della sua età - afferma l'esperta - può bruciare le tappe a scuola e mettere a frutto le sue straordinarie capacità". Ma i genitori dicono che se il QI di Elise, quando sarà più grande, scenderà, e la loro bambina prodigio diventerà una ragazza assolutamente normale e nella media, saranno contenti lo stesso. "L'importante per noi - dice la mamma - è che sia felice".

(1 maggio 2009)

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