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3 set 2009

Il “saper fare” del Rialto, modello di cultura senza sprechi



di Giorgio Cattaneo



Mentre le grandi coalizioni nazionali si scambiano accuse sulla gestione finanziaria del controverso settore delle politiche culturali, con il centro-destra che si dichiara costretto a imporre tagli e il centro-sinistra deciso a difendere i contributi pubblici per il cinema, il teatro e la cultura territoriale diffusa, da mesi nel cuore di Roma si sta combattendo – nel silenzio generale – una strenua e anomala battaglia, assolutamente atipica per il panorama culturale italiano: l’ostinata resistenza dell’ex centro sociale Rialto Occupato, ora “centro di cultura contemporanea” Rialto Sant’Ambrogio, riconosciuto e autorizzato dal Comune di Roma.

Nato da un’iniziativa di protesta, l’occupazione simbolica di un cinema abbandonato per contestare la mancanza di spazi liberi e non-profit, destinati alla creatività giovanile, nell’arco di dieci anni il Rialto si è sviluppato, trasferendosi nell’ex Ghetto ebraico, in un vetusto edificio al Portico d’Ottavia, dando vita ad una fioritura culturale assolutamente sorprendente. Teatro di ricerca, visual art, musica elettronica, concerti, presentazioni di libri: un cocktail di attrazioni che ha miscelato oltre 600 artisti, italiani e internazionali, attirando nei weekend anche migliaia di spettatori, distribuiti nelle diverse sale artistiche, nel grande salone bar e nell’ampio cortile interno.

Frequentato da un pubblico variegato, spesso colto, fatto di romani e non (moltissimi gli stranieri) il Rialto ha proposto un’elevata offerta culturale, giungendo ad ospitare “prime” mondiali come quelle del regista argentino Rafael Spregelburd; a co-produrre installazioni, spettacoli, mostre e lavori musicali sperimentali (anche in collaborazione con Rai Trade); ad aggregare e coinvolgere il proprio pubblico attraverso una vitalità culturale non comune, di recente estesa ai temi della Decrescita, come dimostra anche il successo dello spettacolo toscano “Orti Insorti”, con ingresso a baratto, messo in scena nel Casale, fuori Roma, ristrutturato sempre dai ragazzi del Rialto e trasformato in azienda agricola biologica a vocazione didattico-culturale.

Dal mese di marzo, malgrado i continui successi (sul piano della qualità culturale e anche dei numeri, cioè del vastissimo riscontro di pubblico) il Rialto è finito in un mare di guai. Una prima ispezione delle autorità di polizia ha condotto al sequestro dei bar interni, contestando l’inadeguatezza delle autorizzazioni alla somministrazione di bevande: la materia è controversa, dopo il riconoscimento del ruolo sociale del Rialto da parte del Comune di Roma, e sarà necessariamente chiarita in sede legale. Di recente, le autorità hanno provveduto al sequestro di altri spazi, decisamente strategici per l’attività culturale: la sala teatrale e il cortile interno. A questo punto, protesta il Rialto, è in gioco la sopravvivenza stessa del centro.

In attesa che la questione venga risolta (per una felice soluzione, il Comune di Roma aveva recentemente ribadito il proprio impegno, prospettando al Rialto una ricollocazione del centro culturale in uno spazio non lontano ma meno affollato, quindi con minori problemi di vicinato) resta grande l’incertezza sulla sorte di questo anomalo presidio culturale, unico in Italia, contro la cui chiusura sono scesi in campo – attraverso un appello, pubblicato sul sito www.rialto.roma.it - alcuni dei migliori nomi della cultura italiana, da Mario Martone a Citto Maselli, da Franco Quadri a Goffredo Fofi, dalla presidente del Premio Solinas a uomini di spettacolo come Claudio Santamaria, Daniele Vicari e Ascanio Celestini, nonché giornalisti, critici, politici della sinistra militante e i direttori artistici di alcune delle più illustri realtà teatrali italiane, da Torino a Genova, da Bologna a Milano, da Venezia a Perugia.

Il rischio è che, ancora una volta, l’Italia disperda una parte del suo patrimonio culturale, faticosamente costituito. Attraverso la sua giovane impronta decisamente europea, aperta alla filosofia dell’open source in una logica di network leggero, dinamico e informale, il Rialto rappresenta un caso unico in Italia: non solo per la qualità dell’offerta, riconosciuta a livello internazionale, ma anche per la qualità della gestione. La completa autonomia finanziaria del centro è infatti quasi uno scandalo, nell’attuale panorama dell’amministrazione pubblica della cultura nazionale, spesso sorretta da cospicui contributi, in molti casi elargiti – come da più parti rilevato – senza un adeguato riscontro di pubblico e critica.

Lo “scandalo” del Rialto è la sua indipendenza vincente, che ha assicurato numeri da azienda culturale importante, conseguiti grazie ad un’enorme mole di lavoro volontario. Le sole entrate del Rialto, infatti, sono venute dallo sbigliettamento degli spettacoli e dai proventi dei piccoli bar interni. In tal modo, il Rialto ha mantenuto la propria totale autonomia, finanziaria e quindi anche politica, rifiutando ostinatamente finanziamenti pubblici. Un esempio di auto-produzione che, in Europa e in tutto l’Occidente, sarebbe preso a modello. Da noi invece, a quanto pare, si cerca di contrastarlo in ogni modo.

Se infatti i problemi burocratici sollevati recentemente andranno certo risolti nel modo più opportuno, nel pieno rispetto della legge, non stupirebbe se il silenzio assordante che circonda la vicenda si spiegasse anche con l’oscuro imbarazzo che il Rialto può effettivamente suscitare, presso fornitori culturali di minor prestigio ma molto più costosi, e che – a differenza del Rialto – gravano considerevolmente sulla spesa pubblica e quindi sui contribuenti, ai quali non riescono però a garantire un’offerta di qualità paragonabile a quella del laboratorio creativo romano.

Di recente, ha scosso l’intero ambiente culturale italiano l’inchiesta piemontese del Premio Grinzane Cavour. A prescindere dai risvolti giudiziari, sui quali la magistratura si deve ancora pronunciare, è emerso in quel caso l’evidente sproporzione tra l’investimento pubblico e il risultato atteso. Se il caso tutto piemontese del Grinzane rappresenta forse l’esempio più allarmante di cattiva gestione pubblica della cultura, il “saper fare” del Rialto di Roma, al contrario, dovrebbe costituire un modello positivo, da incoraggiare e riprodurre: a maggior ragione in una fase come l’attuale, segnata da crescenti difficoltà economiche.

LA CULTURA INDIPENDENTE NON SI ARRESTA l'appello e le firme pervenute











LA CULTURA INDIPENDENTE NON SI ARRESTA

A tre mesi dal sequestro preventivo del 20 marzo 2009 di quasi tutti gli spazi legittimamente assegnati dal Comune di Roma all'Associazione Rialtoccupato, arriva l'ampliamento del sequestro anche alla sala teatro e al cortile interno. Con questa ennesima azione di Polizia si tenta di chiudere definitivamente il progetto culturale del Rialto.

Nel corso di 10 anni di attività tutti gli spazi del Rialto hanno accolto una quantità enorme di artisti, che hanno messo in scena spettacoli, video proiezioni, arte contemporanea, concerti. Soltanto considerando l'attività teatrale, il Rialto ha ospitato un numero di compagnie tre volte superiore a quelle presentate mediamente dai teatri istituzionali.

In questo vasto panorama di artisti romani, italiani e stranieri, sono passate molte realtà che oggi ricoprono un ruolo di primo piano nella scena nazionale, come Ascanio Celestini, Massimiliano Civica, Davide Enia, Roberto Latini, l'Accademia degli Artefatti. Altri, già forti di un lungo percorso internazionale, come Giorgio Barberio Corsetti o Fanny & Alexander, hanno scelto di portare il loro lavoro in una ex palestra di sei metri per sei perché riconoscevano in quel luogo uno spazio vivo della cultura contemporanea a Roma. I nomi di punta della scena emergente, dai Santasangre ai Pathosformel, da Daniele Timpano a Babilonia Teatri, da Lucia Calamaro ai Muta Imago, sono passati tutti dal teatro del Rialto, e in qualche caso è proprio nel complesso del Santambrogio che hanno creato i loro spettacoli.

Questo immenso patrimonio di esperienze artistiche e umane ha trovato nel Rialto un luogo dove crescere, entrare in contatto con esperienze simili o con la critica, o ancora esprimere un'idea di cultura indipendente, non subalterna, in grado di parlare al presente. Questo è stato possibile perché il Rialto è un luogo realmente aperto, dove è possibile sperimentare nel tempo e persino sbagliare.

Accanto a questa idea di cultura come incontro umano e artistico, il Rialto ha portato avanti un sostegno concreto alla produzione, supportando decine di produzioni e mettendo a disposizione gratuitamente due sale prove per undici mesi l'anno.

In una città come Roma, dove l'assenza di centri di produzione spicca come un primato negativo a livello europeo, significa dare un contributo sostanziale alla nascita di decine di spettacoli ogni anno. Spettacoli che poi girano nei principali festival italiani, da Santarcangelo a Castiglioncello fino al Festival Teatro Italia di Napoli, o nelle piazze principali del teatro contemporaneo, come il Teatro India di Roma.

Tutto questo è stato possibile grazie a un modello che non è mai dipeso dai finanziamenti pubblici o privati, un sistema di auto-finanziamento che ha consentito di dare continuità ai progetti artistici, laddove la continuità in campo culturale è diventata un miraggio; e tutto questo nella più totale indipendenza artistica e di pensiero.

Un modello di economia alternativa da anni sperimentato in tutte le realtà indipendenti, che oggi si vuole additare a mera attività di commercio abusivo.

Il ruolo svolto in questi anni di monitoraggio, supporto e dialogo costante con le realtà emergenti del territorio e nazionali hanno fatto del Rialto uno dei luoghi simbolo della scena indipendente. La trasversalità della programmazione ha portato al dialogo con diverse istituzioni culturali, dai centri di cultura internazionali alla Festa del Cinema, fino alla Fondazione Romaeuropa, che ha supportato il progetto di produzione ZTL-pro insieme alla Provincia di Roma, ideato dalla rete di operatori indipendenti romani ZTL (composta da Rialto, Angelo Mai, Santasangre/Kollatino Underground, Teatro Furio Camillo, Triangolo Scaleno Teatro / Teatri di Vetro). L'attività di ZTL dimostra come la cultura indipendente, al contrario delle logiche competitive che ispirano anche le strutture pubbliche, cresce e si sviluppa in una dimensione di cooperazione e condivisione. L'attività costante del Rialto, che è un punto importante nella geografia culturale della capitale, ha sempre pensato se stessa come un tassello di un movimento più vasto, che ha cercato di far emergere i linguaggi del contemporaneo in un panorama culturale, come quello romano, tendenzialmente refrattario all'innovazione. Allo stesso tempo, il Rialto come luogo è stato quotidianamente punto di incontro per discussioni, riunioni, dibattiti, assemblee, dando un sostegno concreto e "fisico" all'incontro tra soggetti diversi.

A tutti coloro che hanno attraversato il Rialto perché ci sono andati in scena, hanno provato e fatto debuttare qui i propri spettacoli, sono stati semplici spettatori, hanno recensito scritto studiato, a chi si è solo incuriosito, a tutti coloro che sentono risuonare tra le mura del Rialto qualcosa di familiare e prezioso, che a Roma non può venire meno, chiediamo di esprimere con una firma il proprio sostegno attento e appassionato.

Grazie a tutti coloro che saranno con noi a cui speriamo di dare presto notizie positive.

Per leggere le firme già pervenute e il comunicato ufficiale clicca qui

Firma sulla mail: info@rialto.roma.it

4 ago 2009

AIUTIAMO IL RIALTO SANTAMBROGIO A TORNARE PIù FORTE DI PRIMA...


LA CULTURA INDIPENDENTE NON SI ARRESTA



A tre mesi dal sequestro preventivo del 20 marzo 2009 di quasi tutti
gli spazi legittimamente assegnati dal Comune di Roma all’Associazione
Rialtoccupato, arriva l’ampliamento del sequestro anche alla sala
teatro e al cortile interno. Con questa ennesima azione di Polizia si
tenta di chiudere definitivamente il progetto culturale del Rialto.



Nel corso di 10 anni di attività tutti gli spazi del Rialto hanno
accolto una quantità enorme di artisti, che hanno messo in scena
spettacoli, video proiezioni, arte contemporanea, concerti. Soltanto
considerando l’attività teatrale, il Rialto ha ospitato un numero di
compagnie tre volte superiore a quelle presentate mediamente dai
teatri istituzionali.

In questo vasto panorama di artisti romani, italiani e stranieri, sono
passate molte realtà che oggi ricoprono un ruolo di primo piano nella
scena nazionale, come Ascanio Celestini, Massimiliano Civica, Davide
Enia, Roberto Latini, l’Accademia degli Artefatti. Altri, già forti di
un lungo percorso internazionale, come Giorgio Barberio Corsetti o
Fanny & Alexander, hanno scelto di portare il loro lavoro in una ex
palestra di sei metri per sei perché riconoscevano in quel luogo uno
spazio vivo della cultura contemporanea a Roma. I nomi di punta della
scena emergente, dai Santasangre ai Pathosformel, da Daniele Timpano a
Babilonia Teatri, da Lucia Calamaro ai Muta Imago, sono passati tutti
dal teatro del Rialto, e in qualche caso è proprio nel complesso del
Santambrogio che hanno creato i loro spettacoli.

Questo immenso patrimonio di esperienze artistiche e umane ha trovato
nel Rialto un luogo dove crescere, entrare in contatto con esperienze
simili o con la critica, o ancora esprimere un’idea di cultura
indipendente, non subalterna, in grado di parlare al presente. Questo
è stato possibile perché il Rialto è un luogo realmente aperto, dove è
possibile sperimentare nel tempo e persino sbagliare.

Accanto a questa idea di cultura come incontro umano e artistico, il
Rialto ha portato avanti un sostegno concreto alla produzione,
supportando decine di produzioni e mettendo a disposizione
gratuitamente due sale prove per undici mesi l’anno.

In una città come Roma, dove l’assenza di centri di produzione spicca
come un primato negativo a livello europeo, significa dare un
contributo sostanziale alla nascita di decine di spettacoli ogni anno.
Spettacoli che poi girano nei principali festival italiani, da
Santarcangelo a Castiglioncello fino al Festival Teatro Italia di
Napoli, o nelle piazze principali del teatro contemporaneo, come il
Teatro India di Roma.



Tutto questo è stato possibile grazie a un modello che non è mai
dipeso dai finanziamenti pubblici o privati, un sistema di
auto-finanziamento che ha consentito di dare continuità ai progetti
artistici, laddove la continuità in campo culturale è diventata un
miraggio; e tutto questo nella più totale indipendenza artistica e di
pensiero.

Un modello di economia alternativa da anni sperimentato in tutte le
realtà indipendenti, che oggi si vuole additare a mera attività di
commercio abusivo.



Il ruolo svolto in questi anni di monitoraggio, supporto e dialogo
costante con le realtà emergenti del territorio e nazionali hanno
fatto del Rialto uno dei luoghi simbolo della scena indipendente. La
trasversalità della programmazione ha portato al dialogo con diverse
istituzioni culturali, dai centri di cultura internazionali alla Festa
del Cinema, fino alla Fondazione Romaeuropa, che ha supportato il
progetto di produzione ZTL-pro insieme alla Provincia di Roma, ideato
dalla rete di operatori indipendenti romani ZTL (composta da Rialto,
Angelo Mai, Santasangre/Kollatino Underground, Teatro Furio Camillo,
Triangolo Scaleno Teatro / Teatri di Vetro). L’attività di ZTL
dimostra come la cultura indipendente, al contrario delle logiche
competitive che ispirano anche le strutture pubbliche, cresce e si
sviluppa in una dimensione di cooperazione e condivisione. L’attività
costante del Rialto, che è un punto importante nella geografia
culturale della capitale, ha sempre pensato se stessa come un tassello
di un movimento più vasto, che ha cercato di far emergere i linguaggi
del contemporaneo in un panorama culturale, come quello romano,
tendenzialmente refrattario all’innovazione. Allo stesso tempo, il
Rialto come luogo è stato quotidianamente punto di incontro per
discussioni, riunioni, dibattiti, assemblee, dando un sostegno
concreto e “fisico” all’incontro tra soggetti diversi.



A tutti coloro che hanno attraversato il Rialto perché ci sono andati
in scena, hanno provato e fatto debuttare qui i propri spettacoli,
sono stati semplici spettatori, hanno recensito scritto studiato, a
chi si è solo incuriosito, a tutti coloro che sentono risuonare tra le
mura del Rialto qualcosa di familiare e prezioso, che a Roma non può
venire meno, chiediamo di esprimere con una firma il proprio sostegno
attento e appassionato.

Grazie a tutti coloro che saranno con noi a cui speriamo di dare
presto notizie positive.

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Chi non conoscesse il Rialto può farsene un idea guardando questa intervista al suo presidente. Clicca qui.

7 giu 2009

Vi Invito tutti ad un appuntamento al quale non si deve assolutamente mancare.

Shaker Party!! - Circolo degli Artisti, Roma


Domenica 7 giugno 2009
Shaker Party!!
- Circolo degli Artisti, Roma -


Domenica 7 giugno'09 presso il Circolo degli Artisti di Roma, le crews romane - Amigdala, Elsewherefactory, Frangette Armate/Rocketto, Meat Pie presenteranno il terzo appuntamento con il nuovo party mensile della Capitale: Shaker Party!
Ricchissimo il programma dell’evento che si aprirà alle 16 con l’happy hour in piscina: music,fruits and fun!
A seguire, dalle 19,si terrà l’APERITIVO in giardino, il MERCATINO SWAP - l'arte del baratto (a cura di ROCKETTO) e GARDEN EXPO - SHAKE your ART: gli artisti presenti condivideranno per una sola sera un'esperienza, uno spazio espositivo per esprimere la propria creatività, liberi da imposizioni tematiche e stilistiche in perfetta filosofia SHAKER. Nell’area proiezioni invece QUEER IN ACTION presenterà:'SHORT SHORTS' , rassegna primaverile di cortometraggi a tematica LGBTQ . E, a seguire, il concerto in giardino di THE SMOCKER'S TRIO MANOUCHE: www.myspace.com/troublevsg
lue
Alle 22 sul palco centrale del Circolo degli artisti saliranno i TROUBLE VS GLOU con il loro live concert. I visual saranno di Paconazim e Zigoti.
Nel corso della serata, inoltre, saranno esposte, le opere degli artisti del collettivo Sguardo Contemporaneo: Giacomo De Panfilis, Massimo D’Alessandro, Serena Facchin e Nicol Vizioli.
Per tutta la serata, Strongart hairfashion, con la truccatrice Sugoski si prenderanno cura del look del pubblico per soli 5 euro e il ricavato sarà devoluto ai terremotati dell'Abruzzo.
Sarà, infine, presentata la collezione '09 di ELETTROCHIC - punk&street atelier.

Il party sarà accompagnato per tutta la serata dal dj set di CIVITILLOVIC & PENSOVIC form TAPE PARTY!


L'ingresso è gratuito!!


SHAKER! easterparty!
www.myspace.com/sha
kerparty
info tel: 392.09.29.671

info place :
Circolo degli Artisti
Via Casilina Vecchia 42
tel. 06 ...
www.circoloartisti.it
www.myspace.com/circolodeg
liartisti

6 giu 2009

L’arte in corruzione Di Angelo Rodà (articolo riportato)


Salve a voi cari lettori, la mia penna quest’oggi vuole portare alla vostra attenta lettura una delle problematiche che più affligge il mondo artistico, cioè la perdita del valore reale di un capolavoro nella vastità di questo campo delle scienze umane… mi riferisco alla musica , alla pittura, ed alla scrittura.

Sempre con più monotonia queste tre facce dell’arte ormai da tempo si soffermano sulle stesse tematiche restringendo sempre più il senso reale che rappresenta questa scienza. I cantori dei nostri giorni ci raccontano di storie d’amore a tre metri sopra il cielo, e qui mi domando a cosa è servita l’invenzione degli aeroplani se con il cuore si può volare eppure a basso costo? Ed ancora storia di teppisti che dopo anni di disordini psicologici riescono a trovare la retta via, mi fermo qui con gli esempi per non apparire noioso hai vostri occhi.

I molti artisti come ben si capisce oramai, sottostanno a quel che richiede il pubblico e soprattutto a quello che vuole promuovere una casa discografica. Negli anni 60-70 le cose erano ben diverse, erano gli artisti a lanciare le case discografiche con progetti diversi e creando così una vastità di stili nel palcoscenico musicale italiano, e questo era uguale ancora prima nel campo della scrittura basta pensare ad un Pirandello o ad Palazzeschi le loro nuove idee tra la psiche ed il futurismo avevano un peso importante accostate ad altre storie come quelle di guerra, o come nel campo della pittura è bene ricordare l’uomo che si tagliò un orecchio e lo mandò alla sua cortigiana preferita che raccontava nella sua arte l’unione tra l’uomo e la natura e fra la mente e la realtà dolente dell’incomprensione.

Tutti questi geni nei tempi in cui vissero vennero accantonati e dopo decenni… rispolverati e tutti si resero conto delle loro qualità indiscusse. Io mi domando perché la società contemporanea si sofferma e vuole sempre le stesse cose in un linguaggio in una pennellata in un giro armonico semplici e non vuole scoprire i veri aspetti dico quelli più profondi e reali dell’arte?

I grandi magnati della produzione artistica ben devono capire che l’arte è un espressione non prima di tutto un guadagno, non si può imprigionare un equino puro sangue in un recinto se è amante della libertà della prateria, questo è l’artista un essere che è portato sempre ad uscire dagli schemi… quelli che vediamo oggi esibirsi sono solo maschere che si esprimono solo per quel che vuole la gente.

Il sentimento, la purezza la chimera di un compositore non ha alcuno spazio nella vita che viviamo viene scortesemente represso, per lasciare il posto a storielle malinconiche e bambinesche, la loro arte certamente dal mio punto di vista sarebbe non solo altamente valida ma anche costruttiva in questa nostra comunità dove ormai l’aspetto scenico dei films si aggroviglia con storie amare della realtà.

Il valore intellettuale dell’arte vivrà nel tempo come una scultura posta a confronto del cielo aperto e della forza della natura e riesce a vivere per millenni. In questo caso un opera diviene immortale. Ma per esser resa tale tutto dipende dalla nostra valutazione dal nostro apprezzamento che può tramandare un capolavoro nel tempo nel rispetto di parte della storia del mondo.

24 mag 2009

Tonni e uomini illuminano il coloratissimo teatro della Garbatella.




E’ appena andato in scena al teatro Palladium di Roma, nella splendida cornice della manifestazione Teatri di Vetro 3, il debutto del nuovissimo spettacolo di e con Gaspare Balsamo: “Muciara” Non è più mare per tonni – secondo studio sulla continuità.

Lo spettacolo si è rivelato uno splendido sogno fatto di ricordi d’infanzia e momenti di vita del presente, un continuo altalenare, in senso tutt’altro che cronologico, tra le emozioni del passato e del presente. Ricchissimo, come già l’autore-attore ci ha abituati con il suo altrettanto bello “Camurrìa”, di metafore di vita che passano per battute sottili ma che toccano le tematiche più disparate romantiche, drammatiche e malinconiche.

Degno di grandissima nota e entusiasmante il momento delle parole del Rais, che tra una metafora e un’ altra lasciano ben intuire l’importanza dello scambio culturale tanto nel passato, ove la Sicilia insegnava in questo campo, tanto oggi momento in cui questa importanza diviene sempre più motivo di dialogo e sempre meno fatto concreto.

Riesce persino a toccare, donandoci un sorriso, tematiche quali la purezza dell’amore che, grazie all’immaginario dell’artista sognante un matrimonio tra due tonni innamorati, lascia ben intuire come, persino in natura, esso esista e si riveli tra i più romantici e noncurante degli eventi avversi, utilizzando l’esempio della mattanza, momento di grandissima drammaticità, ponendolo così a paragone con il medesimo concetto rielaborato dall’essere umano, che di questa capacità di coinvolgimento si dimentica sempre più.

Veramente toccante nell’anima tutto il percorso che l’attore ci fa intraprendere, con i suoi incredibili e incantevoli momenti fiabeschi che nella realtà invece esistono e sono stati vissuti, da lui in prima persona, come da altri che ne hanno potuto gioire delle proprie memorie grazie a questo omaggio che Balsamo ci ha voluto fare.

Altri importantissimi momenti in esso inseriti di cui è giusto dare atto all’autore sono quelli ove si narra della storia degli emigranti che portando con sé una vita tanto angusta e un viaggio di altrettanto peggior sorte, ci lascia riflettere sulle tematiche sempre più attuali, e quanto divenga oggigiorno invisibile ciò che è la storia e il presente delle persone che ci circondano se nulla ha a che incidere con la nostra quotidianità.

Uno spettacolo, “Muciara”, che utilizza la memoria delle tonnare, dei tonnaroti e persino dei tonni stessi per risvegliare il lato più umano e profondo che sta dentro ognuno di noi, un paradisiaco momento che accarezza le corde dell’anima dello spettatore e come un arpa ne diffonde l’armonioso suono tutto intorno ad ogni singolo fruitore, quasi fosse una luce, facendone godere più dall’interno e grazie alle proprie doti riflessive, della bellezza della vita e del sentire piuttosto che del comune guardare.



Carlo Lo Monaco

Roma, 24-05-09

21 mag 2009

Debutto "MUCIARA, non è più un mare per tonni secondo studio sulla continuità"

Festival del Teatro indipendente Teatri di Vetro 3

www.teatridivetro.it
di e con Gaspare Balsamo
assistente alla regia Maura Teofili
luci Giuseppe Pesce
produzionepovera di Donatella Franciosi

Sabato 23 maggio ore 20.00
Palladium, P.zza Bartolomeo Romano, 8 - Roma



Lo studio prende spunto dalla cultura della pesca del tonno in Sicilia e in particolar modo a Trapani. Non vuole essere una riproduzione nostalgica di un microcosmo culturale come quello del rais e della sua ciurma, piuttosto un percorso personale, quello della mia memoria, delle mie emozioni e sensazioni. Un tuffo nel passato, quando bambino percorrendo la strada del mare sentivo l’odore aspro del tonno e cercavo il punto, e in un presente dove la visita alla vecchia tonnara abbandonata e distrutta, metafora di una realtà piena di merce/munnizza contemporanea, racconta il tentativo di ricucire la mia identità spezzata tra quello che sono e quello che non riesco più ad essere.

In questo senso ‘Muciara’, come ‘Camurria’, è un studio sulla continuità.

20 mag 2009

Palermo Creative Labs, Più di uno stage, un vero e proprio luogo di incontro fra culture della danza.


Si è concluso da pochi giorni, nella splendida location del “Kals’art” Ex-deposito ferroviaro di S.Erasmo, lo stage incrociato con laboratorio coreografico del Maestro Mauro Astolfi, direttore artistico e coreografo stesso della Spellbound Dance Company.


Lo stage si è rivelato un vero e proprio luogo di aggregazione fra culture della danza, uno spazio e un tempo ove si è potuto appunto mettere a confronto la cultura siciliana della danza e le abilità creative del coreografo; nove ore di lezioni e le contemporanee coreografie del direttore di compagnia, durante le quali i ragazzi partecipanti si sono potuti mettere alla prova con le proprie abilità, maturate nel loro percorso di crescita, e gli ulteriori nuovi insegnamenti del maestro, che come tale si è dimostrato, differenziandosi da tanti altri, un vero e proprio insegnante di danza come anche dei metodi di approccio, fisici e mentali, a questa splendida arte performativa.


Vi sono stati parecchi e svariati momenti di scambio tra gli allievi, di cui alcuni giovanissimi, e il maestro, cosa sempre più rara per gli stage svolti all’interno della città capoluogo e che hanno reso ancora più importante l’evento sotto il profilo della crescita personale dei partecipanti.

Le sue coreografie e le sue lezioni sono state, piuttosto che le solite lezioni distinte e separate, un vero e proprio percorso che è volto verso una direzione pre-organizzata e ben delineata tutto ciò grazie appunto alla scelta del coreografo che ha fatto sì che le tre lezioni full immersion di 3 ore ciascuna possano essersi fuse in un unico lavoro globale al termine delle stesse portando i partecipanti a ballare, nel vero senso della parola, un intera coreografia in perfetto stile Spellbound Dance Company.

Un modo ideale per far conoscere la differenza tra la danza e la menzogna artistica;

una fusione, quella tra la scuola di danza “In Punta di Piedi” di Palermo e DanceEducation di Roma, che fa sempre sperare che la Ns città possa veramente uscire dalla spirale delle competizioni tra scuole e tra insegnanti che sempre più invece di amare l’arte stessa prediligono i soli propri lavori mettendo così a discapito le doti artistiche che sono cotanto vivide e ricercate nel capoluogo.


La manifestazione ha avuto anche il merito di rilasciare ai partecipanti dei veri e propri attestati di partecipazione al corso coreografico con, appunto, il Maestro Mauro Astolfi che a tutt’oggi resta uno dei pochi coreografi italiani che predilige il lavoro nel senso artistico e teatrale piuttosto che il solito lavoro televisivo, che invece, tende a dare al pubblico un mero e quasi sterile intrattenimento piuttosto che qualcosa da sentire e che lasci spazi di riflessioni all’interno dei fruitori, cosa che è parsa molto a cuore al maestro stesso.



Ringraziamo quindi gli organizzatori: Mara Rubino, Rosi Pirrone, Ferdinando Russo (per la scuola In Punta di Piedi) e Carlotta Viola (nelle vesti di rappresentate ed organizzatrice per l’Ass. DancEducation), e speriamo che ben presto possano riaffacciarsi nel panorama della nostra città altri eventi di cotanta importanza e così ben organizzati auspicando altresì che la partecipazione e le collaborazioni possano estendersi a sempre più scuole della Sicilia tutta.

Palermo, 20-05-2009

C. Lo Monaco

12 mag 2009

Palermo Creative Labs. Laboratori, stage, workshop e borse di studio per nuovi talenti


Palermo Creative Labs“: dal 15 al 17 maggio 2009 tre giorni intensivi ed intensi per analizzare le tante declinazioni della danza negli splendidi spazi dell’Ex “Deposito delle Locomotive di S. Erasmo”, il padiglione edificato alla fine dell’ottocento, restaurato nel 2004 che, grazie alle dimensioni degli spazi interni consentirà di realizzare una manifestazione atta ad ospitare consistenti gruppi di danzatori (allievi e professionisti) che avranno così modo di accrescere le potenzialità dei partecipanti, e di confrontarsi con la professionalità dei coreografi e maestri ospiti.

Il progetto”Palermo Creative Labs” è frutto della collaborazione, fra l’Associazione Sportiva “In Punta di Piedi” e l’associazione Culturale” Dance Education” e prevede Stage, Workshop (laboratorio coreografico), Seminari e la mostra fotografica aperta al pubblico dal titolo “Back (on ) Stage”.

Il programma della manifestazione che si svolgerà nei giorni 15/16/17 maggio 2009 prevede:
15 maggio venerdì
ore 15.00, inizio lezioni
ore 16.30/18.00 laboratorio coreografico
ore 18.30 apertura mostra fotografica Back (on )Stage .
16 maggio sabato
ore 10.30 inizio lezioni
ore 12.00 il laboratorio coreografico
ore 17.00 l’incontro /seminario con il coreografo Mauro Astolfi che spiegherà i principi della sua ricerca coreografica,e dialogherà con presenti facendo riferimento al linguaggio artistico della danza nella società attuale.
17 maggio domenica
ore 10.30 inizio lezioni
ore 12.00 il laboratorio coreografico
ore 14.00 audizione, per l’assegnazione di 10 borse di studio offerte da “Dance Education”
ore 18.00 chiusura manifestazione

Dance Education“, istituisce altresì, con cadenza semestrale, un numero limitato di borse di studio per la formazione e il perfezionamento della tecnica classica, modern e contemporanea da utilizzare nelle residenze prescelte.
Ai vincitori verranno assegnate 10 borse di studio che prevedono lezioni giornaliere tese alla formazione di danzatori non professionisti ed la perfezionamento di quelli professionisti, da svolgersi presso lo I.A.L.S. -Istituto Addestramento Lavoratori dello Spettacolo- con sede in Roma via C. Fracassini, 60

Mauro Astolfi
Si forma tra L’Europa e gli Stati Uniti.
Dopo l’esperienza in America nella compagnia di Paul Taylor, firma le prime creazioni negli USA, per la Jeff Roberge’s Agency. Fonda in italia la sua compagnia “Spellbound dance Company” nel 1994, con cui ha creato numerose produzioni anche in collaborazione con altri artisti (Marco Schiavoni,Enzo Aronica,Quintetto Estravagario).
Lavora per : Kitonb Extreme Theatre Company eTheatreschool di Amsterdam.
Svolge inoltre l’attività di “Guest Teacher” nei maggiori centri di danza delle città di Tokio, Parigi, New York, Stoccolma, Amsterdam, Roma etc.

Info:
3939162871
3383966905
dancevent@libero.it