Visualizzazione post con etichetta censura. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta censura. Mostra tutti i post

7 set 2009

Iniziativa per la libertà d’informazione


Promossa dalla Federazione Nazionale della Stampa, si svolgerà sabato 19 settembre a Roma in Piazza del Popolo a partire dalle ore 16



Federazione Nazionale della Stampa Italiana
Roma, 7 settembre 2009

La Federazione Nazionale della Stampa Italiana comunica:

“L’iniziativa per la libertà d’informazione, promossa dalla Federazione Nazionale
della Stampa, si svolgerà sabato 19 settembre a Roma in Piazza del Popolo a
partire dalle ore 16
.
La Fnsi rivolge un appello a tutte le forze sociali, sindacali, associative e a tutte le
cittadine e i cittadini, affinché senza distinzione di parte o di schieramento, vogliano
raccogliere questo invito e partecipare a questa grande iniziativa.

La manifestazione
si propone, in primo luogo, di rafforzare e di tutelare i valori racchiusi nell’articolo
21 della Costituzione
e il diritto inalienabile di ogni cittadino alla conoscenza, alla
informazione completa e plurale e alla comunicazione, che per essere tale non può
subire forma alcuna di bavaglio.”


Le adesioni dovranno essere comunicate ai seguenti indirizzi di posta elettronica:
segreteria.fnsi@fnsi.it infofnsi@tin.it

----------------------------------------------------------

Ricordiamoci tutti che questa è un azione che puo' e deve assolutamente fare la storia del nostro paese, non esiste possibilità di liberazione di una nazione senza la partecipazione dei cittadini fuori categoria che credano e combattano per delle cause principalmente a loro rivolte.

3 set 2009

LA CULTURA INDIPENDENTE NON SI ARRESTA l'appello e le firme pervenute











LA CULTURA INDIPENDENTE NON SI ARRESTA

A tre mesi dal sequestro preventivo del 20 marzo 2009 di quasi tutti gli spazi legittimamente assegnati dal Comune di Roma all'Associazione Rialtoccupato, arriva l'ampliamento del sequestro anche alla sala teatro e al cortile interno. Con questa ennesima azione di Polizia si tenta di chiudere definitivamente il progetto culturale del Rialto.

Nel corso di 10 anni di attività tutti gli spazi del Rialto hanno accolto una quantità enorme di artisti, che hanno messo in scena spettacoli, video proiezioni, arte contemporanea, concerti. Soltanto considerando l'attività teatrale, il Rialto ha ospitato un numero di compagnie tre volte superiore a quelle presentate mediamente dai teatri istituzionali.

In questo vasto panorama di artisti romani, italiani e stranieri, sono passate molte realtà che oggi ricoprono un ruolo di primo piano nella scena nazionale, come Ascanio Celestini, Massimiliano Civica, Davide Enia, Roberto Latini, l'Accademia degli Artefatti. Altri, già forti di un lungo percorso internazionale, come Giorgio Barberio Corsetti o Fanny & Alexander, hanno scelto di portare il loro lavoro in una ex palestra di sei metri per sei perché riconoscevano in quel luogo uno spazio vivo della cultura contemporanea a Roma. I nomi di punta della scena emergente, dai Santasangre ai Pathosformel, da Daniele Timpano a Babilonia Teatri, da Lucia Calamaro ai Muta Imago, sono passati tutti dal teatro del Rialto, e in qualche caso è proprio nel complesso del Santambrogio che hanno creato i loro spettacoli.

Questo immenso patrimonio di esperienze artistiche e umane ha trovato nel Rialto un luogo dove crescere, entrare in contatto con esperienze simili o con la critica, o ancora esprimere un'idea di cultura indipendente, non subalterna, in grado di parlare al presente. Questo è stato possibile perché il Rialto è un luogo realmente aperto, dove è possibile sperimentare nel tempo e persino sbagliare.

Accanto a questa idea di cultura come incontro umano e artistico, il Rialto ha portato avanti un sostegno concreto alla produzione, supportando decine di produzioni e mettendo a disposizione gratuitamente due sale prove per undici mesi l'anno.

In una città come Roma, dove l'assenza di centri di produzione spicca come un primato negativo a livello europeo, significa dare un contributo sostanziale alla nascita di decine di spettacoli ogni anno. Spettacoli che poi girano nei principali festival italiani, da Santarcangelo a Castiglioncello fino al Festival Teatro Italia di Napoli, o nelle piazze principali del teatro contemporaneo, come il Teatro India di Roma.

Tutto questo è stato possibile grazie a un modello che non è mai dipeso dai finanziamenti pubblici o privati, un sistema di auto-finanziamento che ha consentito di dare continuità ai progetti artistici, laddove la continuità in campo culturale è diventata un miraggio; e tutto questo nella più totale indipendenza artistica e di pensiero.

Un modello di economia alternativa da anni sperimentato in tutte le realtà indipendenti, che oggi si vuole additare a mera attività di commercio abusivo.

Il ruolo svolto in questi anni di monitoraggio, supporto e dialogo costante con le realtà emergenti del territorio e nazionali hanno fatto del Rialto uno dei luoghi simbolo della scena indipendente. La trasversalità della programmazione ha portato al dialogo con diverse istituzioni culturali, dai centri di cultura internazionali alla Festa del Cinema, fino alla Fondazione Romaeuropa, che ha supportato il progetto di produzione ZTL-pro insieme alla Provincia di Roma, ideato dalla rete di operatori indipendenti romani ZTL (composta da Rialto, Angelo Mai, Santasangre/Kollatino Underground, Teatro Furio Camillo, Triangolo Scaleno Teatro / Teatri di Vetro). L'attività di ZTL dimostra come la cultura indipendente, al contrario delle logiche competitive che ispirano anche le strutture pubbliche, cresce e si sviluppa in una dimensione di cooperazione e condivisione. L'attività costante del Rialto, che è un punto importante nella geografia culturale della capitale, ha sempre pensato se stessa come un tassello di un movimento più vasto, che ha cercato di far emergere i linguaggi del contemporaneo in un panorama culturale, come quello romano, tendenzialmente refrattario all'innovazione. Allo stesso tempo, il Rialto come luogo è stato quotidianamente punto di incontro per discussioni, riunioni, dibattiti, assemblee, dando un sostegno concreto e "fisico" all'incontro tra soggetti diversi.

A tutti coloro che hanno attraversato il Rialto perché ci sono andati in scena, hanno provato e fatto debuttare qui i propri spettacoli, sono stati semplici spettatori, hanno recensito scritto studiato, a chi si è solo incuriosito, a tutti coloro che sentono risuonare tra le mura del Rialto qualcosa di familiare e prezioso, che a Roma non può venire meno, chiediamo di esprimere con una firma il proprio sostegno attento e appassionato.

Grazie a tutti coloro che saranno con noi a cui speriamo di dare presto notizie positive.

Per leggere le firme già pervenute e il comunicato ufficiale clicca qui

Firma sulla mail: info@rialto.roma.it

22 ago 2009

E adesso su Internet scoppia la guerra delle playlist

La Riaa denuncia il sito Playlist.com, mentre il fenomeno si diffonde tra gli appassionati di musica.


Sotto molti aspetti le playlist sono l'essenza della musica. O perlomeno, l'essenza "soggettiva" della musica: la colonna sonora della propria storia e delle proprie emozioni di ascoltatore. Per questo hanno avuto un ruolo sempre fondamentale, anche in epoca pre-digitale.

I figli del '68 (intesi come la generazione nata dal '68 in avanti) si ricorderanno di sicuro le ore trascorse a confezionare audiocassette, a volte destinate a un ascolto privato, più spesso concepite per conquistare o cercare di condividere emozioni con una persona amata. Appassionanti e sfibranti battaglie contro i 46, 60 o 90 minuti di durata dei nastri, nei quali bisognava far stare tutto ciò che si voleva comunicare, rispettando un determinato ordine, un determinato significato.

Nel 2002 lo scrittore inglese Nick Hornby ha tradotto su carta il sacro sentimento della playlist nel libro 31 canzoni e la diffusione dell'MP3 e delle nuove tecnologie ha reso ancora più semplice e naturale un ascolto musicale basato sulla compilation di canzoni diverse, piuttosto che sull'album del singolo artista.

Era ovvio che prima o poi anche Internet si sarebbe accorta del fenomeno e avrebbe deciso di cavalcarlo con qualche servizio interattivo. Negli ultimi mesi ne sono nati parecchi: l'onnipresente muxtape, mixwit (il mio preferito, con quell'adorabile interfaccia a forma di audiocassetta), imeem, playlist.

A conferma della naturale inclinazione che noi tutti proviamo nei confronti delle playlist, i servizi hanno preso piede con grande naturalezza. Migliaia di utenti hanno sentito il bisogno di costruire la propria playlist e di condividerla con gli amici. Questi servizi hanno offerto loro gli strumenti necessari per farlo, oltre alla possibilità di andare a setacciare l'immenso archivio musicale della Rete

Ma non tutti sono contenti di questo successo. Perchè se una delle prerogative comuni a muxtape e compagni è la loro semplicità d'uso (nello stravolgere e aggiornare la nostra fruizione musicale, le nuove tecnologie e Internet hanno svolto un lavoro incredibile), l'altra è la disinvoltura con cui questi siti hanno permesso agli utenti di utilizzare brani protetti dal diritto d'autore. Le canzoni non sono caricate direttamente online dai siti in questione, ma vengono reperite su blog, archivi pubblici e altri siti dove, nella maggior parte dei casi, sono rese disponibili senza autorizzazione.

Per questo è arrivata la reazione dell'industria discografica. Lunedì la RIAA, l'associazione delle etichette musicali americane, ha denunciato il sito playlist.com, accusandolo di consentire la riproduzione di opere protette da copyright. Il sito permette anche di inserire le compilation su pagine MySpace e Facebook.

A dieci anni da Napster, sembra che il gioco sia sempre lo stesso. Su Internet nascono dei nuovi servizi musicali che - spesso in barba alle tradizionali norme sul copyright - vanno a intercettare esattamente i desideri degli utenti e per questo ottengono un successo clamoroso. Le case discografiche (soprattutto la RIAA) reagiscono seguendo le vie legali. A volte i siti e i servizi sono costretti a chiudere (Napster), a volte stringono accordi con le major (YouTube), a volte sopravvivono senza troppi problemi (il protocollo BitTorrent e il P2P in generale) a volte fungono da ispirazione per future realtà commerciali di successo (iTunes).

Vedremo come andrà a finire con playlist.com. Certo è che anche dal settore delle playlist potrebbero nascere interessanti idee di mercato. Anche per i singoli artisti. Pensate già solo a un sito in cui un artista o una band permette al fan di creare il proprio album preferito (scegliendo personalmente le canzoni) e poi magari glielo stampa e spedisce su un cd autografato. O a quello che potrebbero fare le major con i loro immensi cataloghi.

Da un altro punto di vista, il boom dei vari muxtape, mixwit o playlist.com contribuisce anche a demolire il mito del "download" come vocabolo necessario per la distribuzione musicale online. Tutti i servizi citati permettono solo l'ascolto in streaming: non si scarica niente. A dimostrazione di come nella fruizione della musica spesso non sia tanto importante il possesso, quanto la piacevolezza (e la personalizzazione) dell'esperienza. A maggior ragione nella Internet "always on" dei nostri giorni.

Aggiornamento (30/4/2008, ore 10.11):
Secondo quanto riporta Silicon Alley Insider, c'è una major che non si è unita alla battaglia legale contro Playlist.com. E' la SonyBMG, che starebbe seguendo la via più m0rbida del negoziato.

Luca Castelli su "La Stampa.it"

-----------------------

Il perchè di questo articolo è presto detto, vi sarete senz'altro resi conto che oramai è svariato tempo che la playlist musicale che accompagnava il tempo delle vostre letture sul mio blog non funziona e che a tale problematica ho cercato vari rimedi, ho girato e rigirato internet in lungo e in largo ma a quanto pare si continua ad approfittare dei regolamenti sul copyright in maniera sempre più oppressiva e stupidamente restrittiva, sono purtroppo svaniti i tempi in cui le stesse case discografiche, consapevoli dell'utilità delle cassettine pirata a scopo divulgativo, permettevano la diffusione delle loro canzoni e che per contrastare il calo delle vendite tendevano ad offrire un servizio sempre migliore magari in qualità sonora o ancora con varie brochure ben fatte e riempitivi quali i testi delle canzoni e splendidi book fotografici.

Adesso tutto sta in mano a gente senza scrupoli che pur di vendere due copie in più fanno guerre legali, utilizzano avvocati, cercano condanne per farsi risarcire di danni che non meriterebbero neppure dato che la maggior parte della loro discografia di scarsissimo livello non venderebbe neppure una copia se non fosse per l'estenuante pubblicità interattiva che certi siti vi regalano.

Continuando quindi a vederli affondare e ad utilizzare tali mezzucci per continuare a campare, richiedendo cifre da capogiro, ai su citati siti, per aver permesso a qualche utente di ascoltare della musica senza neppure redistribuirla e soprattutto senza alcuno scopo di lucro ci auguriamo che questi metodi da titanic autolesionisti e meschini si sbrighino a far piazza pulita di case come la RIAA che tutto sono fuorchè case di produzione artistica a mio personale avviso, direi che possono essere più che altro definite quali monopolisti musicali dai quali persino gli artisti stessi dovrebbero scappare per loro stessa incolumità artistica.

_DANCER_

26 giu 2009

IL VIDEO STRACENSURATO SU FACEBOOK

ED ECCO A VOI IL VIDEO CHE HA AVUTO LA VITA PIù BREVE SU FACEBOOK, UNA VOLTA CONDIVISO NE PERDERETE TRACCIA PERSINO SULLE VS STESSE PUBBLICAZIONI SENZA ALCUN ACCENNO DA PARTE DEI GESTORI DELLA FAMOSA PIATTAFORMA DI SOCIAL NETWORK.

NECESSITERETE DI RICERCARLO NUOVAMENTE SU YOUTUBE PER RICONDIVIDERLO ANCORA, O AL MASSIMO, SE NE SIETE DOTATI, DELL'AIUTO DI DOWNLOAD HELPER (PLUG-IN DI MOZZILLA FIREFOX) PER RISCARICARVELO NUOVAMENTE DA QUI.


29 apr 2009

"Neutralità web sotto attacco"

Tutti contro la direttiva dell'Ue
Gli utenti del web e i provider chiedono ai parlamentari europei di fermare la direttiva "Telecoms Package", che darà ai gestori telefonici il potere di modificare le condizioni nelle quali usiamo le applicazioni più comuni, come Skype e Facebook di VITTORIO ZAMBARDINO

"Neutralità web sotto attacco" Tutti contro la direttiva dell'Ue
C'è una lettera molto lunga, mandata qualche giorno fa al parlamento europeo. Si trova sul sito di AssoProvider. E' in inglese e usa un po' di gergo. Può sembrare uno di quegli allarmi da sesso degli angeli, di cui interessa qualcosa solo agli specialisti. E invece è una cosa molto urgente, molto seria. I firmatari chiedono ai parlamentari di pensarci bene prima di votare la direttiva "Telecoms Package", ormai in fase di approvazione. Perché con quel testo - dicono - c'è il rischio di approvare anche una sorta di apartheid elettronica che apparentemente riguarderà i dati, cioè le cose inanimate. Ma poi avrà a che fare con le persone. Ecco di cosa si tratta.

Facciamo un passo indietro che ci aiuta a capire. A metà del mese di aprile, T-Mobile, la grande azienda di telefonia cellulare tedesca, una delle prime al mondo, ha comunicato ai suoi utenti che l'utilizzazione di Skype per chiamate in "voice over IP" dal cellulare sarà fortemente limitato.

Ecco, la direttiva Telecoms package promette di produrre effetti simili a questo e su un ampio arco di servizi. Perché alcuni emendamenti daranno ai gestori telefonici il potere di modificare le condizioni nelle quali usiamo le applicazioni più comuni.

Così Guido Scorza, giurista e presidente dell'istituto per le politiche dell'Innovazione, uno degli organismi firmatari della lettera: "Bisogna immaginare il gestore di un autostrada che a un certo punto decida di incolonnare tutte le auto gialle su un casello e tutte quelle rosse su un altro. E che decida di far andare le auto gialle al doppio della velocità di quelle rosse. O di dare la precedenza a quelle che portano il suo marchio, quello del gestore, perché sono le 'sue' auto".

Fuor di metafora, Scorza intende dire che l'accesso a Facebook, per fare un esempio, potrebbe essere reso relativamente più lento rispetto a quello di un film che viene venduto dallo stesso fornitore di accesso. Oppure questi potrebbe porre limiti quantitativi all'uso di servizi non collegati alla propria offerta o ritenuti marginali. O ancora: che una volta violata la parità tra tutti i diversi servizi, potrebbero esserci offerte commerciali tese a risolvere il problema creato dallo stesso comportamente del provider: dammi 2 euro per avere Facebook più veloce oppure "più collegamento" a Facebook. E il bello è che sarebbe tutto legale.

"Se la direttiva passa - aggiunge Scorza - il diritto ad accedere ad ogni genere di informazione, il diritto ad utilizzare qualsivoglia tipo di applicazione attraverso la Rete che i 'netizen' hanno sin qui ritenuto di avere nonostante frequenti violazioni da parte di taluni ISP verrà limitato 'per legge'. A quel punto che il provider 'scelga' cosa far vedere, leggere e sapere ai suoi utenti non costituirà più un aspetto patologico ma la regola, un po' come avveniva ieri nell'era della vecchia e cara TV, nella quale pochi padroni dell'etere decidevano chi ci teneva compagnia a pranzo, con chi avremmo dovuto cenare e dinanzi a quale salotto ed ascoltando quali idee avremmo dovuto addormentarci. Si tratterebbe solo di 'variazioni dell'offerta commerciale': meno informazione e più intrattenimento o, magari, meno politica e più gossip."

Fin qui Scorza. Che tutto ciò rappresenti una palese infrazione di quella sorta di "par condicio" dell'accesso internet, che va sotto il nome "neutralità della rete", sembra ai firmatari della lettera fuori discussione. E sembra anche foriero di ulteriori gravi violazioni.

Da"La Repubblica"
(28 aprile 2009)

18 apr 2009

Cina: Shi Tao, giornalista, condannato a 10 anni di carcere. Firmiamo l’ appello di Amnesty International

17 aprile 2009, scritto da FabioD (pubblicato su "socialblog")

Il giornalista cinese Shi Tao

Il giornalista e poeta Shi Tao è stato condannato a 10 anni di prigione per aver inviato dalla sua casella di posta elettronica su Yahoo!, un’e-mail in cui citava una disposizione del governo che ordinava ai mezzi di comunicazione di dare poca rilevanza al 15° anniversario della repressione del 1989 contro gli attivisti per la democrazia.

Arrestato il 24 novembre 2004 nella sua casa di Taiyuan, nella provincia di Shanxi, Shi Tao è stato accusato di “aver fornito illegalmente segreti di Stato a soggetti stranieri” e condannato, nell’aprile 2005, a 10 anni di carcere. Shi Tao si trova attualmente detenuto nella prigione di Deshuan, nella città di Yuanjiang.

Le autorità cinesi hanno arrestato e condannato Shi Tao sulla base di informazioni private e confidenziali fornitegli da Yahoo!. Da quando l’uso di Internet si è diffuso in Cina nel 1994, il governo ha posto sotto controllo i contenuti della rete e censurato quelli ritenuti sensibili. La tecnologia che permette di bloccare e filtrare le informazioni su Internet è stata sviluppata da aziende straniere, come Yahoo!, Microsoft e Google, che, assecondando la richiesta di censura da parte delle autorità di Pechino, contravvengono a norme e a valori stabiliti a livello internazionale e ai loro stessi principi.

Amnesty International Ha predisposto un appello indirizzato al primo ministro cinese che può essere sottoscritto quì.