27 feb 2009

L'insicurezza...

"Tutti provano, prima o poi, sensazioni di quella che si dice "insicurezza"...
Se tu domandassi a te stesso: "Cos'e' che mi rende insicuro?", quasi sicuramente ti daresti una risposta sbagliata. Potresti infatti rispondere:
" Non ricevo abbastanza amore da un amico ", oppure: " Non ho la preparazione intellettuale di cui avrei bisogno ", o qualcosa di simile.

In altre parole, butteresti la colpa su qualcosa di esterno a te, senza renderti conto che i nostri sensi di insicurezza non sono generati da
qualcosa che sta fuori di noi, ma esclusivamente dalla nostra pianificazione emozionale, da qualcosa che noi diciamo a noi stessi dentro il nostro
cervello.

Se vuoi dominare questi sensi di insicurezza, ci sono quattro fatti che devi studiare bene e approfondire.

- Primo: e' inutile voler dominare questa insicurezza cercando di cambiare le cose fuori di te. I tuoi sforzi possono avere successo, ma solo in minima
parte; possono recarti qualche sollievo, ma sara' un sollievo di breve durata. Non vale la pena percio' di sprecare energie e tempo nel cercare di
mettere a punto il tuo aspetto fisico, o nel guadagnare piu' denaro, o nell'assicurarti piu' amore da parte dei tuoi amici.

- Secondo: questo fatto ti portera' ad affrontare il problema dove esso realmente si trova, cioe' nella tua testa. Pensa a quanta gente nella tua
stessa identica situazione attuale non proverebbe la minima insicurezza.
C'e' della gente cosi'. Percio', il problema non viene dalla realta' esterna a te; ma, da te stesso, dalla tua pianificazione.

- Terzo: devi tener presente che questi programmi sono stati inseriti dentro di te da gente insicura, la quale, quando tu eri molto piccolo e
impressionabile, con il suo comportamento e con le sue reazioni paniche ti ha insegnato che ogni qual volta il mondo esterno non collima con un certo
modello, si deve creare dentro di te uno scompiglio emozionale, chiamato insicurezza, e tu devi fare quanto ti e' possibile per riorganizzare in
maniera diversa il mondo esterno: devi guadagnare piu' soldi, devi procurarti piu' sicurezze, devi calmare e compiacere la gente che hai
offeso, ecc. ecc., perche' i tuoi sensi di insicurezza scompaiano.

Appena tu ti rendi conto che non ha affatto bisogno di fare tutto questo, che cio' facendo non risolveresti niente e che lo scompiglio emozionale e'
causato soltanto da te e dalla tua cultura, solamente quando ti rendi conto di tutto questo, il problema si vanifica e tu provi un reale sollievo.

- Quarto: ogni qual volta sei insicuro su cio' che ti potrebbe accadere in futuro, ricordati di questo: negli ultimi sei mesi dell'anno appena
trascorso tu ti sentivi terribilmente insicuro riguardo ad avvenimenti che quando poi si sono verificati li hai in qualche modo dominati. E, cio',
grazie alle energie che quel particolare momento ha suscitato in te, non gia' grazie alle precedenti preoccupazioni, le quali ti han solo fatto
soffrire inutilmente e ti hanno indebolito emozionalmente.

(Anthony de Mello)

25 feb 2009

Dedicato all'unico UOMO importante della mia vita.... "MIO PADRE"!!!

L’uomo che della sua forza di reazione e d’animo ha fatto una religione di vita, conservando in un cassetto la sua innata sensibilità…..



...dopo tutta la passione che ci è rimasta addosso
come faccio a sopportare ogni domani, domattina,
e come faccio adesso […]


dopo tutti quei silenzi esasperati e stanchi
come faccio a non cercare in ogni storia un po di te
ed ecco che mi manchi […]


[...]oggi so cosa fa male più di tutto più di te
le cose che non dici[...]


dopo tutte le pazzie oggi mi sento solo
ma come posso allontanare l'illusione
che noi due riprenderemo il volo […]


e adesso parlo io
vorrei portarti al mare
per dirti tutte quelle cose che non ho saputo mai
dividere e capire.

23 feb 2009

La citazione è uno spunto per la personale interpretazione, si auspica solamente che più persone le comprendano in modo quanto più similare.

Scrivero' qui sotto alcune citazioni che mi hanno riempito di gioia in qst ultimi giorni, soprattutto nella misura in cui mi sono ritrovato a vedervi anche ciò che va oltre le parole in esse utilizzate, ciò che si cela nel mio più "interno-inferno" di emozioni, la parte così vivida e sensibile ma così piena di emozioni cotanto vive, quanto ardenti.



"Se cerchi di raggiungere le stelle è possibile che tu non riesca a farlo, ma almeno non ti ritroverai con le mani piene di fango"
(Leo Burnett)


"Innalzate l'angelo della gioia

e dei piaceri

sopra la dolcezza dell'amicizia.

Poiché è nella rugiada delle piccole cose

Che il cuore scopre il suo mattino,

si conforta e riprende la sua forza".

(Khalil Gibran)

"Il tempo aiuta a dimenticare

e il destino regala sempre

una seconda occasione.

Ma aprirsi all'amore significa

rendersi vulnerabili".

(N. Sparks)



" Nessuno può essere felice

Se non è sano di mente,

e non è sano di mente

colui che invece del meglio

cerca ciò che gli nuocerà".

(Seneca)



A voi come sempre libera interpretazione; come noto non mi piace fare molte riflessioni, al massimo qualche provocazione, ma, di questi tempi, c'e' già tanta altra gente intenta a perpretare la provocazione sempre più sugli altri che su se stessi, quindi, trovo adesso sia il momento per distaccarmene.



22 feb 2009

Chiusi in casa, aperti a se stessi, si trova sempre qualcosa da cui imparare...


Pubblico di seguito un articolo di Articolo di
Antonella Iadevaia, reperito su di una pagina di psicologia pratica.

Non aggiungo altro.. ..non servirebbe nessuna mia parola; daltronde e' ancora una continua fonte di studi e ricerche soprattutto per me.



EDUCAZIONE ALLA PACE INTERIORE

Serata di riflessione amichevole.
Relatrice ANTONELLA IADEVAIA.
Gruppo Teosofico Stella Polare Sante Di Gangi (Cuneo)

Dice il preambolo dell'UNESCO "Poiché le guerre iniziano nella mente degli uomini, è nella mente degli uomini che le difese per la pace devono essere costruite".

Prima di riuscire ad eliminare le guerre nel mondo dobbiamo cercare di eliminare quelle dentro di noi; guerre personali che portano sofferenza a noi e agli altri a causa delle forti tensioni mentali: aggressività, paura, ansia, stress, egoismo, gelosia, invidia, odio, insoddisfazione. Poiché ogni nostra azione è guidata da un preciso stato interiore, portando più pace nella nostra mente, possiamo diffondere la pace nel mondo circostante.

La pace è dunque uno stato interiore, e non la si otterrà mai con la soppressione di un qualsivoglia fattore esterno (eserciti, armi...). Le cause della guerra vanno superate prima di tutto dentro di noi. La pace è un risultato, una conseguenza; si ha quando tutte le funzioni e le attività interiori ed esteriori dell'uomo sono perfettamente equilibrate e armonizzate.

LA PACE E' UNO STATO DI COSCIENZA SUPERIORE, non consiste soltanto nel sentirsi bene, calmi e senza preoccupazioni per un momento, ma è qualcosa di molto più profondo e prezioso. E' un'armonia fra tutti gli elementi che costituiscono l'uomo: lo spirito, l'intelletto, il cuore, la volontà e il corpo fisico.

Purtroppo in questo mondo è molto più facile essere agitati e nervosi che calmi e sereni; nella nostra cultura, come dice la Montessori, "manca il concetto stesso della pace", motivo per cui siamo soliti definirla solo in negativo, come "assenza di guerra".

Fin da bambini siamo stati riempiti di migliaia di informazioni, ma nessuno ci ha mai insegnato come essere in pace e vivere serenamente. Abbiamo imparato di tutto, tranne che un metodo per essere soddisfatti e felici. Così la maggior parte di noi cerca per tutta la vita pace e felicità in una persona, nel successo, nei soldi.

Il risultato di questa ricerca volta solo all'esterno è che ogni volta rimaniamo delusi, insoddisfatti. Solo quando decidiamo di guardare dentro di noi per rilassare le tensioni del corpo e della mente, invece di voler continuamente cambiare e controllare gli altri, troviamo vera gratificazione e soddisfazione. Dobbiamo invertire la rotta da ossessiva ricerca di appagamento in futili valori esteriori, a individuare le nostre reali esigenze mediante l'ascolto della voce interiore.

Cerchiamo di non sprecare preziose energie alla ricerca del nostro benessere materiale e prestigio personale, ma utilizziamole per la riscoperta al nostro interno del MAESTRO INTERIORE e mettiamoci in contatto con lui per attingere calma e pace e per comprendere quale sia la nostra vera via.

Un metodo efficace e raccomandato dai Maestri è la pratica quotidiana della meditazione, ovvero dei momenti di centratura in se stessi, di silenzio e di ascolto interiore nei quali la porta del nostro CUORE-CENTRO si apre per mostrarci la nostra vera natura facendoci entrare in contatto con il proprio Sé.

Il Sé è il nostro corpo Spirituale, la scintilla divina in noi, in contatto permanente con l'Uno... è la sede della saggezza, della conoscenza, della capacità di discernimento, della creatività e dell'amore incondizionato. La sua dimensione è infinita come lo spazio, è LA PACE. La nostra vera natura è dunque uno spazio meraviglioso, infinito, di pace, gioia, amore, saggezza, luce bellezza. Non lo percepiamo solo perché le nostre tensioni, del corpo e della mente (paura, stress, ansia, attaccamento, rabbia, egoismo, insoddisfazione) non ce lo permettono.

Come nuvole che oscurano il cielo blu, queste tensioni oscurano ciò che da sempre siamo: LUCE, AMORE, SAGGEZZA. Per far riapparire il sole, per "tornare finalmente a casa" dobbiamo imparare a rilassare queste tensioni, causa della nostra sofferenza, a mollare la loro presa entrando in quello stato mentale, libero da conflitti, ansie e paure, proprio della meditazione.

Il contatto con il proprio Sé, con il sentimento di amore che ne deriva, con il ritrovato senso di identità e sicurezza, fanno sì che migliorino i rapporti con gli altri, aumentando la tolleranza, la cooperazione amichevole, la gentilezza e l'apertura sincera. Si acquista un calore e una morbidezza che si trasmettono agli altri, portando più armonia e pace nelle relazioni.

E' molto importante comprendere che la luce divina splende già ora dentro ognuno di noi, per questo motivo non c'è nulla da raggiungere, ma solo da riscoprire.

EDUCAZIONE ALLA PACE INTERIORE è dunque imparare a rilassare gli attriti fisici (stanchezza, debolezza, dolori e contratture muscolari, irrigidimenti) e quelli mentali (insoddisfazione, paura, gelosia, avidità, aggressività, odio, stress, ansia, egoismo). Il vero rilassamento infatti non è solo quello del corpo, ma soprattutto quello che ci libera da quelle fonti di disarmonia che sono la causa di grandi sofferenze per noi e per gli altri.

EDUCAZIONE ALLA PACE INTERIORE vuol dire tirare fuori (da e-ducere, significato etimologico della parola educazione) la nostra vera natura di pace che già ora ci appartiene. La chiave fondamentale è comprendere che la sofferenza dipende dalle nostre tensioni e dalle nostre resistenze a fluire, e che per essere più felici è necessario riconoscerle per poi superarle e "dissolverle". Tentare di cacciarle via o di resistervi è infatti un errore, occorre lasciarle andare, rilassandoci e mollando la presa.

La sofferenza non è comunque una dimensione da rifuggire e da combattere, può essere un grande strumento di crescita e di trasformazione se riusciamo a prendere le distanze da essa e a diventare spettatori del nostro dolore: quando cioè pur vivendolo intensamente non ci facciamo travolgere dal corpo emozionale, ma riusciamo a tenerci ben ancorati al Sé, ringraziando per la prova che ci viene data. Come dice Richard Bach: "Non esiste nulla che sia un problema senza un dono per te nelle mani. Tu cerchi problemi perché hai bisogno dei loro doni".

EDUCAZIONE ALLA PACE INTERIORE si può paragonare ad un vero e proprio training, quindi sono necessarie una buona motivazione ed una tenace costanza.

EDUCAZIONE ALLA PACE INTERIORE è imparare a scegliere i pensieri positivi, quelli cioè che non danneggiano né noi né altri, e lasciare andare quelli negativi che sono causa di conflitti fisici e mentali. Così come non lasciamo entrare in casa nostra qualsiasi persona, allo stesso modo non dobbiamo lasciare entrare nella nostra mente qualsiasi pensiero. Il pensiero è una forza capace sia di creare sia di distruggere e spesso le persone non sanno come usarlo nella maniera migliore, rendendolo così causa di confusione e sofferenza. Non lasciamo la mente a ruota libera ma scegliamo i nostri pensieri.

EDUCAZIONE ALLA PACE INTERIORE è imparare a trovare il lato positivo delle cose, persone e situazioni. Ognuno di noi sperimenta lo stesso vissuto in modi diversi: chi ne coglierà il lato migliore sarà colui che riuscirà a vivere più serenamente degli altri, sarà capace di prendere decisioni importanti e abile a destreggiarsi nelle più svariate situazioni. Spesso diamo valutazioni affrettate su ciò che accade, credendo che il nostro giudizio sia l'unico possibile e il più giusto, tuttavia spesso non è così, e perdiamo grandi opportunità solo per non aver saputo cogliere il lato positivo dell'accaduto.

A questo proposito è significativo l'aneddoto delle due rane cadute fortuitamente in un secchio di latte. Una delle due, pessimista, si deprime subito, non riesce a vedere via di uscita e, pensando che avrebbe dovuto patire una lunga agonia, preferisce morire subito, così smette di nuotare e annega.

L'altra, ottimista, coglie invece il lato positivo della situazione constatando che, se dovrà morire, perlomeno non sarà di fame, così viene colta da una grande contentezza e ilarità e si mette a cantare e a ballare. E tanto salta e tanto balla che il latte diventa burro, permettendole di uscire dal secchio e avere salva la vita. Morale: essere ottimisti conviene sempre, anche quando non sappiamo il perché.

EDUCAZIONE ALLA PACE INTERIORE è imparare a sorridere. Il sorriso sincero è una vera e propria medicina che ci permette di trovare l'energia e la forza per affrontare ogni situazione nel modo migliore. Sorridiamo di più, agli altri ma anche a noi stessi, usiamo questo strumento di pace.

EDUCAZIONE ALLA PACE INTERIORE è imparare ad entrare in contatto con la creatività che c'è dentro ognuno di noi per utilizzarla in modo costruttivo. Diventiamo co-creatori, partecipiamo alla creazione del mondo.

EDUCAZIONE ALLA PACE INTERIORE è non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te, per vivere in armonia e nel rispetto di ogni forma di vita. Importantissima legge spirituale di evoluzione, come l'altra "fai sempre del tuo meglio".

EDUCAZIONE ALLA PACE INTERIORE è imparare a cogliere la bellezza nascosta di ogni essere e cosa, del creato, facendo sorgere così una reale attitudine alla comprensione, all'amore e all'amicizia.

EDUCAZIONE ALLA PACE INTERIORE è imparare ad avere fiducia in se stessi.

Questo è possibile quando si conoscono le proprie potenzialità e quando si riesce a manifestarle.

EDUCAZIONE ALLA PACE INTERIORE è imparare che il vero potere non consiste nella violenza e nell'aggressività, ma nell'amore e nella gentilezza. E' imparare ad usare la forza della gentilezza. La parola GRAZIE è una parola di potere e un'arma migliore dell'aggressività. Con un semplice grazie disarmiamo e smontiamo, invece di cadere nel gioco di chi ci ha provocato.

EDUCAZIONE ALLA PACE INTERIORE è imparare a tornare ad essere amici della natura, riconciliandoci con gli elementi che tutto compongono: aria, acqua, terra, fuoco. Comprendiamo e sperimentiamo che siamo un tutt'uno con essi.

EDUCAZIONE ALLA PACE INTERIORE è imparare a scegliersi delle mete valide, costruttive, positive e cercare di raggiungerle. Lavorare in base alle nostre capacità per uno scopo nobile e umanitario ci permette di beneficiare gli altri e di sentirci utili, praticando il servizio, strumento di evoluzione raccomandato in tutte le scuole spirituali.

EDUCAZIONE ALLA PACE INTERIORE è imparare a svolgere le attività quotidiane con gioia ed entusiasmo provando gratificazione nel riuscire a fare qualsiasi lavoro con una mente in pace. Sperimentiamo che ognuno è al posto giusto nel momento giusto a fare la cosa giusta.

EDUCAZIONE ALLA PACE INTERIORE è imparare a cogliere l'attimo, a vivere nel presente e non, come capita spesso, essere continuamente proiettati in un passato ormai concluso o in un futuro che ancora non c'è.

EDUCAZIONE ALLA PACE INTERIORE è imparare a riscoprire il guerriero di luce che da sempre è in ognuno di noi, forte e coraggioso, ma umile e gentile. Il guerriero di pace non è chi non fa la guerra, ma chi ha il coraggio di portare armonia in tutto quello che fa, con ogni parola, suono, pensiero, gesto e azione.

EDUCAZIONE ALLA PACE INTERIORE è imparare a vivere nella verità, semplicità e amore.

EDUCAZIONE ALLA PACE INTERIORE è imparare a voler bene a tutti, realizzando che " come una sorgente d'acqua non ha bisogno di acqua, una sorgente d'amore non ha bisogno d'amore"; diventiamo sorgenti d'amore e da noi sgorgherà la PACE.

EDUCAZIONE ALLA PACE INTERIORE è imparare che la felicità non si trova solo nei soldi, nel successo, in una bella automobile, nei vestiti alla moda, nel titolo di studio, in una persona… ma solamente DENTRO DI NOI. Educando la nostra mente alla pace riusciremo ad eliminare l'insoddisfazione ed ogni altra tensione e finalmente riusciremo veramente a vivere pienamente.

UN METODO IMPORTANTE up.jpg

Un metodo importante per perseguire la pace interiore è cercare di portare armonia in tutto ciò che facciamo, e di creare armonia con ogni nostro movimento, suono-parola e pensiero. Proviamo a pensare: di solito siamo consapevoli del movimento del nostro corpo oppure inseriamo il pilota automatico? Quando parliamo, la nostra voce è piacevole o emettiamo suoni fastidiosi? E i nostri pensieri sono confusi, assillanti e incontrollabili, oppure chiari, utili e costruttivi?

Il corpo è un sistema di energia come lo sono la voce e il pensiero.

Questi sistemi sono interconnessi e strettamente comunicanti e si influenzano a vicenda. Corpo, parola e pensiero sono la stessa energia che vibra a frequenze diverse. Portando armonia anche in uno solo di questi sistemi sarà possibile influenzare positivamente anche gli altri. Per fare ciò è necessario contattare l'energia creativa che c'è dentro ognuno di noi. Non possiamo comprare l'armonia che ci serve al supermercato o elemosinarla da qualcuno, ma dobbiamo crearla noi stessi.

Il fatto è che continuamente dimentichiamo la nostra sorgente divina di energia creativa; la vita è creazione e per vivere veramente dobbiamo imparare e creare la nostra vita consapevolmente, portando armonia in ogni movimento, suono e pensiero.

Quando un artista crea è felice, ma il suo creare si limita all'opera d'arte del momento e non a tutta la sua vita. Noi dobbiamo far sì che la nostra vita stessa sia la nostra opera d'arte, creandola con armonia in ogni istante attraverso i nostri movimenti, parole e pensieri.

Iniziamo col creare gesti armoniosi e piacevoli muovendoci un po' più lentamente del solito, e cerchiamo di percepire il nostro corpo nella sua interezza. Ci accorgeremo di quanto sia piacevole essere consapevoli di avere un corpo che esegue ogni movimento con armonia. Da quanto tempo non siamo più presenti nel nostro corpo?

Una volta che siamo diventati consapevoli del movimento del corpo a livello fisico, sarà più facile esserlo anche di quello verbale e successivamente del pensiero. In questo modo la nostra mente sarà sempre più attratta verso l'attimo presente. Ricordiamoci che la vita può essere vera solo nell'attimo presente!

Alleniamoci anche ad ascoltare il suono delle nostre parole per renderlo sempre più armonioso. Il suono è un'energia potente che può essere armonica o disarmonica. Quando creiamo suoni armonici, l'equilibrio si trasmette anche agli altri sistemi: corpo e pensiero.

Infine esercitarci alla pace interiore non deve essere un lavoro faticoso, ma un gioco piacevole e divertente. Dobbiamo giocare con la nostra mente, ridere e gioire di tutto ciò che facciamo. Se non impariamo a divertirci, scoprendo la forza infinita del nostro sorriso, tutto diventa un lavoro pesante, anche la via della pace. Regaliamoci di tanto in tanto un sorriso e doniamolo anche agli altri: questo cambierà l'energia triste che magari c'è in noi in energia di gioia.

Se creiamo ogni movimento bello e piacevole, ogni suono armonico, ogni pensiero positivo e sorridiamo alla vita, percepiremo una sensazione piacevole, immediata e diffusa che ci permetterà di vedere sempre più chiaramente il sentiero della luce e della pace.

Siamo tutti guerrieri di pace, luminosi, sorridenti, forti, coraggiosi, umili, gentili e infinitamente ricchi d'amore, ma ce ne siamo dimenticati.

Spero che ognuno di noi riesca presto a ricordarsi di essere il cielo blu, luminoso e infinito, smettendo di credersi le nuvole nere che lo oscurano.

Cuneo, 9 Marzo 2000

21 feb 2009

Una lacrima.....un'altra, e poi ancora altre.....





Io vivrò senza te
Lucio Battisti



Che non si muore per amore
è una gran bella verità
perciò dolcissimo mio amore
ecco quello, quello che, da domani
mi accadrà
Io vivrò senza te
anche se ancora non so
come io vivrò
Senza te, io senza te
solo continuerò e dormirò
mi sveglierò, camminerò
lavorerò, qualche cosa far ò
qualche cosa farò, si, qualche cosa farò
qualche cosa di sicuro io farò: piangerò
sì io piangerò
E se ritorni nella mente
basta pensare che non ci sei
che sto soffrendo inutilmente
perchè so, io lo so, io so che non tornerai
Senza te, io senza te
solo continuerò
e dormirò, mi sveglierò
camminerò, lavorerò
qualche cosa farò qualche cosa farò
sì qualche cosa di sicuro io farò,
piangerò, io piangerò
Sì piangerò, io, piangerò...


--------------


"School Night"
Ani Di Franco.

she went over to his apartment
clutching her decision
and he said, did you come here to tell me goodbye?
so she built a skyscraper of procrastination
and then she leaned out the twenty-fifth floor window
of her reply
and she felt like an actress
just reading her lines
when she finally said
yes. it's really goodbye this time
and far below was the blacktop
and the tiny toy cars
and it all fell so fast
and it all fell so far

and she said:
you are a miracle but that is not all
you are also a stiff drink and i am on call
you are a party and i am a school night
and i'm lookin' for my door key
but you are my porch light

and you'll never know, dear
just how much i loved you
you'll probably think this was
just my big excuse
but i stand committed
to a love that came before you
and the fact that i adore you
is but one of my truths

what of the mother
whose house is in flames
and both of her children
are in their beds crying
and she loves them both
with the whole of her heart
but she knows she can only
carry one at a time?
she's choking on the smoke
of unthinkable choices
she is haunted by the voices
of so many desires
she's bent over from the business
of begging forgiveness
while frantically running around
putting out fires

but then what kind of scale
compares the weight of two beauties
the gravity of duties
or the ground speed of joy?
tell me what kind of gauge
can quantify elation?
what kind of equation
could i possibly employ?
and you'll never know, dear
just how much i loved you
you probably think this was
just my big excuse
but i stand committed
to a love that came before you
and the fact that i adore you
is just one of my truths

so i
i'm goin' home
to please the one i so love pleasing
and i don't expect
he'll have much sympathy for my grieving
but i guess that this is the price
that we pay for the privilege
of living for even a day
in a world with so many things
worth believing
in


Canzone e miglior forma di comprensione della stessa li trovate a questo link

19 feb 2009

L'altra metà della mela.


Traendo ispirazione da una riflessione pubblicata sul blog di "Lievemente", riporto immediatamente di seguito le parole, ispirate a loro volta dal simposio di Platone.



Nel "Simposio" Platone racconta il mito dell'uomo

"totale":
una razza perfetta, ermafrodita, ogni individuo autosufficente e beato di sè.
Fu per invidia che gli dei divisero le due parti di queste creature e le dispersero nel mondo. Da allora vagano come esseri imperfetti che possono raggiungere la felicità soltanto trovandosi.
Direi che è proprio da quel momento che sono arrivati i casini, perchè è da quando tutta questa gente si è messa alla ricerca che gli dei hanno più cose da fare. Gli uomini, per amore, mormorano le preghiere più disperate e, sempre per amore, sibilano gli improperi più impronunciabili e, si sa, alcuni arrivano a compiere follie, si consumano, uccidono, piangono...e quello che tutti si chiedono è: si può davvero trovare quell'unica mezza mela in mezzo a miliardi di mezze mele? Naturalmente non lo so. La parte romantica di me tende per il sì. Quella cinica suggerisce che io sia un qualche altro mezzo frutto, per cui la risposta a quel punto, per me, diventerebbe del tutto irrilevante. Un'idea sull'argomento però credo che, più o meno, ce l'abbiamo.

La domanda alla quale, adesso, non so dare una risposta e che credo nessun essere umano potrà mai farlo con assoluta certezza e': "E se la metà della mela fosse lì, davanti ai tuoi occhi, e tu, pienamente consapevole di ciò, desiderassi per un solo momento distaccartene perchè consapevole che in mancanza di lucidità quell'altra metà non puo' vedere il congiungimento, o meglio ancora sarebbe dire, che l'altra metà in quel preciso momento non ha la necessità di congiungersi, e se poi ti pentissi di aver fatto questa scelta, così drastica ma così necessaria per il bene dell'altro (bene illusorio o reale?) sarebbe davvero giusto non PERDONARE chi, al fine di un bene illusorio ha tentato di superare anche le proprie necessitudini senza averne colto realmente un successo ma ne coglie solo una delle più grandi sconfitte della sua vita"?

La cosa riporterebbe a sua volta all'affermazione che Errare umanum est, e quindi a sua volta ancora ci collegherebbe con il concetto biblico del PERDONO. A voi l'ardua sentenza...

Dedicato alla mia più grande amica di sempre.......Serena.

ELISA- GLI OSTACOLI DEL CUORE


C'è un principio di magia
Fra gli ostacoli del cuore
Che si attacca volentieri
Fra una sera che non muore
E una notte da scartare
Come un pacco di natale

C'è un principio d'ironia
Nel tenere coccolati
I pensieri più segreti
E trovarli già svelati
E a parlare ero io
Sono io che li ho prestati

Quante cose che non sai di me
Quante cose che non puoi sapere
Quante cose da portare nel viaggio insieme

C'è un principio di allegria
Fra gli ostacoli del cuore
Che mi voglio meritare
Anche mentre guardo il mare
Mentre lascio naufragare
Un ridicolo pensiero

Quante cose che non sai di me
Quante cose che non puoi sapere
Quante cose da portare nel viaggio insieme

Quante cose che non sai di me
Quante cose devi meritare
Quante cose da buttare nel viaggio insieme

C'è un principio di energia
Che mi spinge a dondolare
Fra il mio dire ed il mio fare
E sentire fa rumore
Fa rumore camminare
Fra gli ostacoli del cuore

Quante cose che non sai di me
Quante cose che non puoi sapere
Quante cose da portare nel viaggio insieme

Quante cose che non sai di me
Quante cose che non vuoi sapere
Quante cose da buttare nel viaggio insieme



------------------------


ELISA - UNA POESIA ANCHE PER TE


Forse non sai quel che darei
Perché tu sia felice
Piangi lacrime di aria
Lacrime invisibili
Che solamente gli angeli
san portar via

Ma cambierà stagione
ci saranno nuove rose

E ci sarà
dentro te e al di là
dell’orizzonte
una piccola
poesia

Ci sarà
forse esiste già al di là
dell’orizzonte
una poesia anche per te

Vorrei rinascere per te
e ricominciare insieme come se
non sentissi più dolore
ma tu hai tessuto sogni di cristallo troppo coraggiosi e
fragili
per morire adesso
solo per un rimpianto

Ci sarà
dentro e te e al di là
dell’orizzonte
una piccola poesia

Ci sarà
dentro e te e al di là
dell’orizzonte
una poesia anche per te

Perdona e dimenticherai
per quanto possa fare male in fondo sai
che sei ancora qui
e dare tutto e dare tanto quanto il tempo in cui il tuo segno rimarrà
questo nodo lo sciolga il sole come sa fare con la neve

Ci sarà
dentro e te e al di là
dell’orizzonte
una piccola poesia

Ci sarà
forse esiste già al di là
dell’orizzonte
una poesia anche per te
anche per te

18 feb 2009

Un Poeta e' poesia.

Nina Ales Scurti, nata a Trapani il 19/2/1024

Mi basta sapere che esisti

Sei la rugiada benefica
che mi rinfranca
nell'arsura. Sei il mio
arcobaleno, vivifichi di colori
variopinti le mie tenebre.
Sei la musica soave
che mi risveglia dal letargo.
Se tu ridi, un concerto
d'arpe divine m'inebria
il cuore. La tua voce
pacata e armoniosa
mi fa vibrar nell'anima
sogni soavi, mirabili
emozioni...eppure
non chiedo nulla,
non oso sapere
che
esisti e sono felice!


--------------------------------


Salvo Inserauto, nato a Palermo il 7/2/1949.

EPILOGO

Scorrono lente
le mani,
come a tastar da ciechi.
Sopra, assai disteso
il viso
ha chiuso gli occhi
dolcemente arreso.
Corpo
abbandonato a corpo,
sporgenze e cavità
a memoria
già si appartengono.
Da lì a poco
tutto
dolcemente
attorno ai sospiri
farà silenzio.

Spiloccando qui e lì, wikipedia trova risposte o per lo meno nuove domande...






Il Rasoio di Occam

Il Rasoio di Occam (Ockham's Razor) è una pietra di paragone della filosofia della scienza. Guglielmo di Ockham suggerì che tra le diverse spiegazioni di un fenomeno naturale si dovesse preferire quella che non moltiplica enti inutili, detto in latino entia non sunt multiplicanda. L'esempio più classico si riferisce alla questione sulla generazione dell'universo: da un lato si può ipotizzare un universo eterno, o generato da sé o per motivi sconosciuti; dall'altro, un universo generato da una divinità, la quale a sua volta è eterna, o generata da sé o per motivi sconosciuti. In questo senso, la prima versione non postula enti inutili (la divinità), ed è quindi preferibile. Al giorno d'oggi, comunque, si tende a definire la teoria del Rasoio di Occam come la scelta più semplice. Guglielmo di Ockham non suggeriva che essa sarebbe stata quella vera, né che sarebbe stata più vicina alla verità; si può però notare da un punto di vista storicistico che generalmente le teorie 'più semplici' hanno superato un numero maggiore di verifiche rispetto a quelle 'più complesse'.

Il Rasoio di Occam è stato solitamente usato come una regola pratica per scegliere tra ipotesi che avessero la stessa capacità di spiegare uno o più fenomeni naturali osservati.

Siccome per ogni teoria esistono generalmente infinite variazioni egualmente consistenti con i dati, ma che in alcune circostanze predicono risultati molto differenti, il Rasoio di Occam è usato implicitamente in ogni istanza della ricerca scientifica. Consideriamo ad esempio il famoso principio di Newton "Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale ed opposta". Una teoria alternativa potrebbe essere "Per ogni azione c'è una reazione uguale ed opposta, eccetto il 12 gennaio 2055, quando la reazione avrà metà intensità." Questa aggiunta apparentemente assurda viola il principio di Occam perché è un'aggiunta gratuita, come pure farebbero infinite altre teorie alternative. Senza una regola come il Rasoio di Occam gli scienziati non avrebbero mai alcuna giustificazione pratica o filosofica per far prevalere una teoria sulle infinite concorrenti; la scienza perderebbe ogni potere predittivo.

Sebbene il Rasoio di Occam sia la regola di selezione tra teorie, non basata sull'evidenza, più ampiamente usata e filosoficamente comprensibile, ci sono oggi approcci matematici simili basati sulla teoria dell'informazione che bilanciano il potere esplicativo con la semplicità. Uno di questi approcci è l'inferenza sulla minima lunghezza di descrizione (Minimum Description Length).

Occam e il falsificazionismo [modifica]

Spesso si abusa del Rasoio di Occam, che viene citato anche dove non è applicabile. Ma esso non dice che si deve sempre preferire la teoria più semplice, indipendentemente dalla sua capacità di spiegare i risultati (comprese eventuali eccezioni) o di render conto dei fenomeni in discussione. Il principio della falsificabilità richiede che ogni eccezione che possa essere riprodotta a volontà invalidi la teoria più semplice e che la nuova spiegazione più semplice che possa effettivamente incorporare l'eccezione come parte della teoria debba essere preferita alla teoria precedente.

17 feb 2009

A volte la lettura in internet volge verso il tuo stesso dolore anche senza che tu lo cercassi...

Stavolta prendo per intero dei versi scritti da qualcuno in un suo blog e li trascrirrò per intero senza commento alcuno, come di questi tempi sono oramai abituato a fare, ma stavolta non lo faccio per il solo piacere di far scoprire ad altri cosa vogliano lasciar sott'intedere ma semplicemente perche' nulla e' piu' chiaro, a degli occhi attenti, del caos apparente di tali versi.
Consapevole del fatto che tale trascrittura possa portarmi ad eventuali richieste di merito da chi le ha scritte spero che abbia il buon senso di comprendere che realmente lo faccio solo ed esclusivamente per l'arte stessa che le sue parole hanno fatto avvertire in me.. perche' solo un artista puo' farti vivere con le parole cio' che hai gia' dentro nel momento stesso in cui le stai vivendo.




Alla fine

Perdersi. In quell'infinito che ristagna nei tuoi occhi. E sapere che non brillano per te. Viaggiare. Un'auto. La strada. La musica giusta. Non pensare. Perdersi. Viaggiare. Piangere. Lacrime rosse. Fumo che allevia sofferenze. Stanchezza. Troppe battaglie. Troppi fallimenti. Solo una persona. Di passaggio. Temporanea. Ma forse non è così. Sognare. Posti migliori. Posti tranquilli. Confusione. Non riesci a focalizzare. Un'altra boccata. Per perdersi. Per viaggiare. E piangere. Da solo. Dove nessuno ti può vedere. Solo la musica a farti compagnia. E pensare che sarebbe potuto andare diversamente. Un bacio. Solo un bacio. Ora di un'altro. E piangere. Odiare. Bestemmie. Insulti. Tutto falso. Sfogo. Delusione. E andare avanti. Viaggiare. Ma restare indietro. Troppo dolore. Troppe sofferenze. Lei. Ma tutto. E niente. Viaggiare. Piangere. Un muro. Il mio. La meta...

13 feb 2009

Esistono varie interpretazioni dello stesso testo poetico/letterario, motivo per il quale non aggiungerò alcunchè che il testo.

"L'infinito" di G. Leopardi

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.










10 feb 2009

Quando la demagogia entra in me, ma non sempre deve essere fine all'uso personale e quindi non puo' essere demagogia stessa

Pubblico qui di seguito l'ennesimo scritto che, pur essendo oramai quasi di conoscenza di tipo retorico, dovrebbe essere una cosa insita in noi come un gene atavico, che dovrebbe essere l'insegnamento alla base dello sviluppo perche' nulla e' piu' fondamentale di tutto cio' che state per leggere per potersi dichiarare uomo/donna.

Lo scritto in merito e' "SE..." di R. Kipling


SE...


... riesci a nn perdere la testa, quando tutti intorno a te la perdono e ti mettono sotto accusa;

...riesci ad avere fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te, ma a tenere nel giusto conto il loro dubitare;

...riesci ad aspettare senza stancarti di aspettare essendo calunniato a nn rispondere con calunnie o essendo odiato a nn abbandonarti all'odio pur nn mostrandoti troppo buono nè parlando troppo da saggio;

...riesci a sognare senza fare dei tuoi sogni i tuoi padroni;

...riesci a pensare senza fare dei tuoi pensieri il tuo fine;

...riesci incontrando il successo e la sconfitta, a trarre questi due impostori allo stesso modo;

...riesci a sopportare le verità che tu hai detto, distorte da furfanti che ne fanno trappola per sciocchi; o vedere le cose per le quali hai dato la vita distrutte, e umiliarti a ricostruirle con i tuoi strumenti ormai logori;

...riesci a fare un solo fagotto delle tue vittore e rischiarle in un solo colpo a testa o croce, e perdere, e ricominciare da dove iniziasti senza dire mai una parola su quello che hai perduto;

...riesci a costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi polsi a sorreggerti anche dopo molto tempo che nn te li senti più ed a resistere quando ormai in te nn c'è più niente tranne la volontà che ripete: "RESISTI!";

...riesci a parlare con la canaglia senza perdere la tua onestà o a passeggiare con i Re senza perdere il senso comune;

...tanto i nemici che gli amici non possono ferirti;

...tutti gli uomini per te contano ma nessuno troppo;

...riesci a colmare l'inesorabile minuto con un momento fatto di sessanta secondi, TUA E' LA TERRA E TUTTO CHE E' IN ESSA, E, QUEL CHE PIU' CONTA, SARAI UN UOMO, FIGLIO MIO.

[R. Kipling]

9 feb 2009

L’amico devoto di Oscar Wilde

"Trovo anche oggi come sempre un motivo per prendere delle citazioni o dei racconti che possano illuminare l'umanità e che invece, pur essendo note da tempo immemore o quasi non riescono a diffondersi cosi' a macchia d'olio come sarebbe opportuno e utile all'esistenza del genere umano."

Dedicato al mio migliore amico Ivo.


Il piccolo Hans aveva moltissimi amici, ma l’amico più devoto di tutti era il grosso Hugh, il Mugnaio. E veramente il ricco Mugnaio era così devoto al piccolo Hans, che non passava mai vicino al suo giardino senza chinarsi sul muro e cogliersi un bel mazzolino profumato, o una manciata di erbe dolci, o senza riempirsi le tasche di susine e ciliegie se era la stagione della frutta.

“I veri amici dovrebbero avere tutto in comune”, era solito dire il Mugnaio, e il piccolo Hans annuiva e sorrideva, e si sentiva fierissimo di avere un amico dalle idee così nobili.

A volte, per la verità, i vicini trovavano strano che il ricco Mugnaio non desse mai niente in cambio al piccolo Hans, benché avesse cento sacchi di farina messi via nel suo mulino, e sei mucche da latte, e un grande gregge di pecore lanose; ma Hans non badava a queste cose, e nulla gli dava maggior piacere dell’ascoltare tutte le cose meravigliose che il Mugnaio soleva dire sull’altruismo della vera amicizia. Così il piccolo Hans lavorava nel suo giardino. Durante la primavera, l’estate e l’autunno era molto felice, ma quando veniva l’inverno, e non aveva frutta né fiori da portare al mercato, pativa il freddo e la fame, e spesso doveva andare a letto senz’altra cena che qualche pera secca o qualche nocciolina. Durante l’inverno era inoltre estremamente solo, dato che allora il Mugnaio non lo veniva mai a trovare.

“Inutile ch’io vada a trovare il piccolo Hans finché c’è la neve”, soleva dire il Mugnaio alla Moglie, “perché le persone quando sono nei guai vanno lasciate sole, e non seccate con le visite. Almeno questa è la mia idea dell’amicizia, e sono certo di avere ragione. Così aspetterò fino a primavera, e allora andrò a fargli visita, e lui potrà darmi un cesto pieno di primule, cosa che gli farà tanto piacere.”

“Certo tu ti dai una gran pena per gli altri”, rispondeva la Moglie dalla sua comoda poltrona accanto al gran fuoco di legna di pino, “una gran pena davvero. Fa proprio piacere sentirti parlare dell’amicizia. Sono certa che neppure il parroco in persona saprebbe dire cose così belle.”

“Ma non potremmo invitare qui il piccolo Hans?”, chiese il figlio più piccolo del Mugnaio. “Se il povero Hans se la passa male, gli darò la metà della mia zuppa d’avena, e gli mostrerò i miei conigli bianchi.”

“Che ragazzo sciocco sei!”, esclamò il Mugnaio. “Veramente non so a che serva mandarti a scuola. A quanto pare non impari nulla. Ma come! Se il piccolo Hans venisse qui, e vedesse il nostro fuoco caldo, e la nostra buona cena, e il nostro barile di vino rosso, potrebbe provare invidia, e l’invidia è una cosa terribile, capace di rovinar la natura di chiunque. Non ho certo intenzione di permettere che la natura di Hans si rovini. Sono il suo migliore amico, e lo veglierò affinché non sia indotto in nessuna tentazione. E poi, se venisse qui, Hans potrebbe chiedermi di prestargli un po’ di farina a credito, e questo non potrei mai farlo. La farina è una cosa, e l’amicizia è un’altra, e non bisogna confonderle.”

Ebbene: non appena l’inverno fu finito, il Mugnaio disse a sua Moglie che sarebbe andato a trovare il piccolo Hans.

“Ma che buon cuore che hai!”, esclamò sua Moglie. “Pensi sempre agli altri, tu. Mi raccomando, non dimenticare i portare il cestino grande per i fiori”.

Così il Mugnaio scese il colle con il cestino al braccio.

“Buongiorno, piccolo Hans”, disse il Mugnaio.

“Buongiorno”, disse Hans, appoggiandosi alla vanga e sorridendo da un orecchio all’altro.

“E come te la sei passata tutto l’inverno?”, disse il Mugnaio.

“Be’, veramente”, esclamò Hans, “sei molto buono a chiederlo, molto buono davvero. Temo di essermela passata abbastanza male, ma adesso è arrivata la primavera e sono tutto contento, e i miei fiori stanno bene.”

“Abbiamo spesso parlato di te durante l’inverno, Hans”, disse il Mugnaio, “e ci siamo chiesti come te la cavavi.”

“Ma come siete stati gentili”, disse Hans, “avevo quasi paura che mi avessi dimenticato.”

“Hans, tu mi sorprendi”, disse il Mugnaio. “L’amicizia non dimentica mai. E’ questa la cosa meravigliosa dell’amicizia, ma ho paura che non riuscirai mai a capire la poesia della vita, tu. A proposito, come sono belle le tue primule!”

“Sì, sono proprio bellissime”, disse Hans “e sono proprio fortunato ad averne tante. Le porterò al mercato e le venderò alla figlia del Borgomastro, e con quei soldi mi ricomprerò la carriola.”

“Ricomprarti la carriola? Non vorrai dirmi che l’hai venduta! Che sciocchezza!”

“Be’, sta di fatto che ho dovuto”, disse Hans. “Vedi, l’inverno è stato molto duro per me, e veramente sono rimasto senza il denaro per comprarmi il pane. Così prima mi sono venduto i bottoni d’argento della giacca buona, poi mi sono venduto la catena d’argento, poi mi sono venduto la pipa grande, e da ultimo mi sono venduto la carriola. Però adesso mi ricomprerò ogni cosa.”

“Hans”, disse il Mugnaio, “ti voglio dare la mia carriola. Non è in ottime condizioni, per la verità, malgrado ciò te la voglio dare. So che è molto generoso da parte mia, e moltissimi mi troverebbero estremamente sciocco a separarmene, ma io non sono come gli altri. Secondo me la generosità è l’essenza dell’amicizia, e inoltre io mi sono fatto una carriola nuova. Sì, non preoccuparti più, ti darò la mia carriola.”

“Ma è molto generoso da parte tua”, disse il piccolo Hans. “Posso ripararla facilmente, perché ho in casa una bella asse di legno.”

“Un’asse di legno”, disse il Mugnaio. “Ma è proprio quello che mi serve per il tetto del fienile! C’è un gran buco e se non lo chiudo mi si bagna tutto il grano. Meno male che me l’hai detto! Incredibile come una buona azione se ne tira sempre dietro un’altra. Naturalmente la carriola vale molto più dell’asse, ma la vera amicizia non nota mai cose del genere. Vammela subito a prendere, per favore, voglio mettermi a riparare il fienile oggi stesso.”

“Certo”, esclamò il piccolo Hans, e corse al ripostiglio e tirò fuori l’asse.

“Come asse non è molto grande”, disse il Mugnaio esaminandola, “ e ho paura che una volta riparato il tetto del mio fienile non ti rimarrà niente per ripararci la carriola; ma naturalmente non è colpa mia. E ora, così come ti ho dato la mia carriola, sono certo che ti farebbe piacere darmi in cambio qualche fiore. Ecco il cesto, riempilo bene, mi raccomando.”

“Lo vuoi pieno?”, disse il piccolo Hans, alquanto dolorosamente, perché il cesto era grandissimo, e sapeva che, se lo avesse riempito, non gli sarebbero rimasti fiori per il mercato, e ci teneva parecchio, a recuperare i suoi bottoni.

“Ma insomma”, rispose il Mugnaio, “dal momento che ti ho dato la mia carriola, non mi sembra sia poi tanto chiederti qualche fiore. Sbaglierò, ma credevo che l’amicizia, la vera amicizia, non conoscesse nessun tipo di egoismo.”

“Mio caro amico, mio migliore amico”, esclamò il piccolo Hans,”serviti pure di tutti i fiori del mio giardino. Preferisco avere la tua stima che i miei bottoni d’argento, in qualunque momento”, e corse a cogliere tutte le sue leggiadre primule, e riempì il cesto del Mugnaio.

“Arrivederci, piccolo Hans”, disse il Mugnaio, e risalì il colle, con l’asse in spalla, e il grosso cesto in mano.

“Arrivederci”, disse il piccolo Hans, e si mise a scavare tutto allegro, felice com’era per la carriola.

Il giorno dopo stava appuntando del caprifoglio al portico, quando si sentì chiamare dalla strada: era la voce del Mugnaio. Subito saltò giù dalla scala, corse in giardino e si affacciò al muro.

“Caro piccolo Hans”, disse il Mugnaio, “ti dispiacerebbe portarmi questo sacco di farina al mercato?”

“Oh, mi dispiace tanto”, disse Hans, “ma oggi ho veramente molto da fare.”

“Be’, veramente”, disse il Mugnaio, “considerato il fatto che sto per darti la mia carriola è abbastanza poco da amico rifiutarti come fai.”

“Oh, non dirlo!”, gridò il piccolo Hans, “non vorrei esserti poco amico per tutto l’oro del mondo”, e corse a prendere il berretto, e si avviò a fatica, con il grande sacco di farina sulle spalle.

Era una giornata molto calda. Tuttavia Hans proseguì con coraggio, e alla fine arrivò al mercato. Dopo aver atteso un po’, vendette il sacco di farina per un buon prezzo, e tornò subito verso casa, perché aveva paura, se si fosse fermato sino a tarda ora, di poter incontrare per strada i ladroni.

La mattina dopo di buon’ora il Mugnaio venne a ritirare il denaro del suo sacco di farina, ma il piccolo Hans dalla stanchezza era ancora a letto.

“Parola mia”, disse il Mugnaio, “sei proprio pigro. L’ozio è un peccato grave, e certamente non mi fa piacere l’idea che uno dei miei amici sia pigro. Non te ne avere a male se ti parlo chiaro e tondo. Naturalmente non mi sognerei di farlo se non fossi tuo amico. Ma a che serve l’amicizia, se non si può dire esattamente quello che si vuole?”

“Mi dispiace molto”, disse il piccolo Hans, stropicciandosi gli occhi, “ma ero così stanco che ho pensato di restare a letto ancora un po’.”

“Be’”, disse il Mugnaio, assestando una pacca sulla schiena del piccolo Hans, “voglio che tu venga al mulino non appena ti sarai vestito, ad aggiustarmi il tetto del fienile.”

Il povero piccolo Hans aveva molta fretta di andare a lavorare nel suo giardino, perché erano due giorni che non innaffiava i fiori, ma non voleva dire di no al Mugnaio, che era tanto un buon amico. Così andò al fienile del Mugnaio. Ci lavorò tutto il giorno, fino al tramonto, e al tramonto, il Mugnaio venne a veder come procedeva il lavoro.

“Adesso è a posto”, disse il piccolo Hans, scendendo giù per la scala.

“Ah!”, disse il Mugnaio. “Non c’è lavoro piacevole come il lavoro che si fa per gli altri, davvero.”

Così il piccolo Hans continuò a lavorare per il Mugnaio, e il Mugnaio disse tutta una serie di cose che Hans si appuntava in un taccuino e che si rileggeva la notte, perché era un ottimo scolaro.

Ora accadde che una sera il piccolo Hans era seduto accanto al fuoco quando sentì bussare forte alla porta. Era una notte molto inquieta, con il vento che soffiava e ruggiva intorno alla casa.

Sulla soglia trovò il Mugnaio, che teneva una lanterna in mano, e un grosso bastone nell’altra.

“Caro piccolo Hans”, esclamò il Mugnaio, “mi trovo in un gran guaio. Il mio figlioletto è caduto dalla scala e si è fatto male, e sto andando dal Dottore. Però quello abita così lontano, e la notte è così brutta, che mi è appena venuto in mente che sarebbe molto meglio se ci andassi tu al posto mio. Come sai, sto per darti la mia carriola, ragion per cui è solo giusto che tu faccia qualcosa per me in cambio.”

“Certo”, esclamò il piccolo Hans, “considero un complimento il fatto che tu sia venuto da me, e mi avvierò subito. Però bisogna che mi presti la tua lanterna, perché la notte è così scura che ho paura di cadere nel fossato.”

“Mi dispiace molto”, rispose il Mugnaio, “ma è la lanterna nuova, e sarebbe una gran perdita per me se le succedesse qualcosa.”

“Be’, non importa, ne farò a meno”, esclamò il piccolo Hans, e si avviò.

Che terribile tempesta era quella! La notte era così scura che il piccolo Hans riusciva appena a vederci, e il vento era così forte che si teneva in piedi a fatica. Tuttavia era molto coraggioso e, dopo aver camminato per circa tre ore, arrivò alla casa del Dottore, e bussò alla porta.

“Chi è?”, gridò il Dottore, sporgendo il capo dalla finestra della camera da letto.

“Il piccolo Hans, Dottore. Il figlio del Mugnaio è caduto da una scala e si è fatto male, e il Mugnaio vuole che vada subito da lui.”

“Va bene!”, disse il Dottore; e ordinò il cavallo, e i suoi stivaloni, scese dabbasso, e si avviò nella direzione della casa del Mugnaio con il piccolo Hans che gli arrancava dietro.

Ma la tempesta continuò a peggiorare, e la pioggia cadeva a torrenti, e il piccolo Hans non vedeva più dove andava, né riuscì a stare dietro al cavallo. Alla fine si smarrì, vagò per la brughiera, che era un luogo molto pericoloso, pieno di profonde buche colme di acqua.

E in una di quelle buche il povero Hans cadde e annegò.

Tutti andarono al funerale del piccolo Hans, poiché era molto popolare, e il Mugnaio era naturalmente in prima fila e ogni tanto asciugava gli occhi con un grosso fazzoletto da tasca.

“Il piccolo Hans è certo una gran perdita per tutti”, disse il Fabbro quando il funerale fu terminato.

“Una gran perdita almeno per me”, rispose il Mugnaio. “Pensare che gli avevo praticamente dato la mia carriola, e adesso non so veramente che farmene. A casa e l’ho sempre fra i piedi, e poi è in condizioni così cattive che a venderla non mi darebbero niente. Certo d’ora in avanti ci penserò due volte prima di regalare qualcosa. A essere generosi ci si rimette sempre.”

7 feb 2009

La leggerezza e l'amabilità del JAZZ

Quando, a volte, bisogna sorridere e gioire delle gioie della vita prima di concentrarsi su altro.

Vi consiglio un piccolo estratto di cartone animato presente su youtube.

6 feb 2009

A volte c'e' una necessitudine di puntualizzazione, cio' puo' essere scaturita da fatti o eventi di una rilevanza pressocche' minima

"Che cos’è la cultura di una nazione? Correntemente si crede, anche da parte di persone colte, che essa sia la cultura degli scienziati, dei politici, dei professori, dei letterati, dei cineasti ecc.: cioè che essa sia la cultura dell'intelligencija. Invece non è così. E non è neanche la cultura della classe dominante, che, appunto, attraverso la lotta di classe, cerca di imporla almeno formalmente. Non è infine neanche la cultura della classe dominata, cioè la cultura popolare degli operai e dei contadini. La cultura di una nazione è l'insieme di tutte queste culture di classe: è la media di esse. E sarebbe dunque astratta se non fosse riconoscibile - o, per dir meglio, visibile - nel vissuto e nell’esistenziale, e se non avesse di conseguenza una dimensione pratica. Per molti secoli, in Italia, queste culture sono stato distinguibili anche se storicamente unificate. Oggi - quasi di colpo, in una specie di Avvento - distinzione e unificazione storica hanno ceduto il posto a una omologazione che realizza quasi miracolosamente il sogno interclassista del vecchio Potere"

E' il momento della "Citazione":
Ci sono certi pazzi che guardano le facce della gente e il suo comportamento [...] Sanno che la cultura produce dei codici; che i codici producono il comportamento; che il comportamento è un linguaggio; e che in un momento storico in cui il linguaggio verbale è tutto convenzionale e sterilizzato (tecnicizzato) il linguaggio del comportamento (fisico e mimico) assume una decisiva importanza.


Da P.P. Pasolini, Scritti corsari, Milano, Garzanti, 1990, pp. 45,47.