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27 feb 2011

"LETTERA A BERLUSCONI IN TEMA DI SCUOLA PUBBLICA"

pubblicata da Elisabetta Pellattiero il giorno sabato 26 febbraio 2011 alle ore 21.58

Elisabetta Pellattiero - Insegnante


PRESIDENTE,
NONOSTANTE SIA ABITUATA AI SUOI QUOTIDIANI DELIRI  SONO PROFONDAMENTE DISGUSTATA ED OFFESA DALLE SUE ESTERNAZIONI SULLA SCUOLA PUBBLICA, INDEGNE DELLA CARICA CHE LEI PURTROPPO RICOPRE.
LA SCUOLA PUBBLICA (IN CUI IO INSEGNO)  EDUCA GLI STUDENTI AL CONFRONTO, ALLO SCAMBIO, ALLA CRITICA COSTRUTTIVA, IN SOSTANZA LI EDUCA A PENSARE E QUESTO A LEI DA' MOLTO FASTIDIO PERCHE' VORREBBE INTRUPPARE  I RAGAZZI, COME SUCCEDEVA AI TEMPI DI MUSSOLINI, PER FARLI DIVENTARE TANTI PICCOLI SUOI CLONI.
QUALI SONO I SUOI VALORI, QUELLI CHE SECONDO LEI LA SCUOLA PUBBLICA DISATTENDE? L'ARRIVISMO, LA CORRUZIONE, LA MIGNOTTOCRAZIA, IL CLIENTELISMO, IL BUNGA BUNGA TANTO PER CITARNE QUALCUNO?
BENE, SE LI TENGA PER SE' E NON CONTAMINI CON LE SUE INSENSATEZZE LE NUOVE GENERAZIONI.

LEI, TRAMITE LA GELMINI ED IL FIDO TREMONTI,
Silvio Berlusconi - Presidente del Consiglio
HA GIA' FATTO TANTO PER DISTRUGGERE LA SCUOLA PUBBLICA, CON UN INTERVENTO ABILMENTE CREATO A TAVOLINO CHE SI CHIAMA CULTURA DELL'IGNORANZA, UN OSSIMORO CHE HA SAPUTO REALIZZARE, MA NON DEL TUTTO PERCHE' NOI INSEGNANTI ASSIEME AGLI STUDENTI ABBIAMO LOTTATO E CONTINUEREMO A LOTTARE CONTRO UN GOVERNO CHE CI HA PIEGATI, MA NON CI HA SPEZZATI NE' CI SPEZZERA' MAI.
CON PROFONDA DISISTIMA.

ELISABETTA PELLATTIERO

10 gen 2011

Lettera aperta al ministro La Russa (La Russa il Giotto della politica Italiana)



Egregio MinistroLa Russa,
la presente per significarLe quanto Ella mi faccia schifo, come Ministro e come uomo.
Chi Le scrive è un cittadino italiano, di anni 51, conosciuto all'anagrafe come Luciano Buono, residente in Milano, via Enrico Acerbi n.40, cap 20161.
Di lavoro, faccio il "tenore" nel coro del Teatro alla Scala, dopo aver vinto un concorso internazionale per titoli ed esami nel 1999, 1° classificato, proveniendo da altro Teatro (Arena di Verona) dove già ero assunto a tempo indeterminato come vincitore di concorso, internazionale anch'esso.
Ho un figlio di anni 23, Carlo, che spera di superare le selezioni per essere assunto di leva a 800 euro al mese, come lo fu il Miotto...non potendo io permettermi di mantenerlo a casa, nonostante egli sia ormai da 5 anni diplomato al Liceo Scientifico ed avvezzo (più di me certamente, ma anche più di Ella e del suo datore di lavoro) alla programmazione di software.
Suo figlio, Ministro, che fa?

http://forum.politicainrete.net/padania/68986-poteva-stare-senza-positicino-anche-il-figlio-di-la-russa.html

Io leggo del Suo "sdegno" o presunto tale, della Sua ricerca della verità e "mi consenta" (per usare una locuzione a Lei cara), chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati o, come dicevano a Verona, "il taccon' l'è peggio del buso" la qualifica esattamente per quello che Ella non disdegna di essere, ovvero un ipocrita asservito alla corte del Suo mentore, l'illustre Silvio Berlusconi.
Chi va con lo zoppo impara a zoppicare, ma Ella supera il Suo maestro.
Come Giotto con Cimabue.
Le auguro tutto quello che state dando a noi italiani.
Lo auguro a Lei ed alla Sua famiglia.
Distinti saluti.
Luciano Buono.

Fonte

4 gen 2011

Lettera aperta dai lavoratori FIAT Mirafiori agli studenti

Dai lavoratori Fiat Mirafiori,
agli studenti e alle studentesse dell’Università e a tutto il mondo della formazione.

 ________________________________

Viviamo in un periodo in cui il ceto politico e la classe dominante, anche attraverso un uso cinico della crisi economica, stanno ulteriormente peggiorando le condizioni di vita, di studio e di lavoro di tutti i settori più deboli della società.

Vorremmo farvi partecipi della nostra condizione.
Noi operai della Fiat circa trent’anni fa ambivamo e sceglievamo di entrare a lavorare in fabbrica con la prospettiva di un, seppur basso ma sicuro, salario mensile che ci consentisse un futuro dignitoso per noi e per la nostra famiglia: questa piccola sicurezza ci ha concesso, nel tempo, di poterci permettere il consumo di beni materiali in cambio del nostro lavoro fisico.

Alle prime autovetture comprate a rate, andava a sommarsi il mutuo della casa e magari la rata del prestito per sostenere lo studio dei nostri figli, per assicurargli, illudendoci, un futuro migliore del nostro.
Per anni abbiamo continuato ad ingurgitare e defecare beni materiali, producendo humus che concimava la pianta del sistema capitalistico. In fabbrica parlavamo (e magari qualcuno stupidamente investiva) di azioni, di borsa, di bolle di mercato…ed intanto quotidianamente i lavoratori morivano sui luoghi di lavoro.
Ora in fabbrica si usa come arma psicologica la cassa integrazione, in questo modo non guadagni, non spendi e quindi non sei nessuno, non esisti.

Il sistema capitalistico vuole cancellare in un sol colpo il passato (i diritti e il reddito conquistati con lotte, con sacrifici e morte dai nostri padri) ed il futuro, cioè la possibilità di studio e di emancipazione per i nostri figli, in cambio di un presente sempre più improntato ad un consumismo immediato.
Questa condizione, sempre peggiorata negli ultimi decenni, ci porta a pensare che non è più possibile lottare individualmente o settorialmente; ci porta a credere che sia sempre più necessario costruire dei percorsi di unità.

Vogliamo essere uniti nelle lotte perché noi crediamo che così si possano migliorare le opportunità di chi studia e di chi lavora.

Uniti, perché il mondo del lavoro e quello scolastico vivono già una condizione precaria e gli interventi attuali volgono al loro peggioramento.
Uniti, perché gli studenti di oggi, domani entreranno in un mondo del lavoro precario e noi, come hanno fatto i nostri genitori, dobbiamo far si che la nostra lotta respinga i provvedimenti di chi vuole fare solo “cassa” sulle vite dei più deboli.

Oggi studenti e operai insieme possono creare un ponte, dove il mondo della formazione e la classe operaia e lavoratrice si uniscano per proporre un dialogo e un’unità per respingere gli attacchi di una società in cui solo una piccola parte decide per tutti.

Per noi è importante uscire dalla fabbrica.

Siamo convinti che sia necessario che tutte le realtà che oggi sono colpite in modo trasversale dai governi e dalle classi dominanti, debbano trovare un primo momento di confronto, di conoscenza, di discussione che porti a rafforzare le lotte di tutti e a mettere in campo una forza adeguata per poter tornare a migliorare le nostre condizioni di vita.
Per questo facciamo un appello per un’assemblea lavoratori-studenti, nei tempi più brevi possibili, da concordare insieme.

Gli operai e le operaie della Fiat Mirafiori
Aderiscono:
lavoratori di Agile-ex Eutelia, di Comdata, lavoratori e precari della scuola, del settore delle telecomunicazioni, interinali e delle cooperative sociali)

Fonte: ateneinrivolta.org

9 ago 2010

Lettera della scrittrice albanese Elvira Dones a Berlusconi

"Egregio Signor
Presidente del Consiglio,
le scrivo su un giornale che lei non legge, eppure qualche parola
gliela devo, perché venerdì il suo disinvolto senso dello humor ha
toccato persone a me molto care: "le belle ragazze albanesi". Mentre il premier del mio paese d'origine, Sali Berisha, confermava
l'impegno del suo esecutivo nella lotta agli scafisti, lei ha
puntualizzato che "per chi porta belle ragazze possiamo fare un'eccezione."
Io quelle "belle ragazze" le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di notte e di giorno, di nascosto dai loro magnaccia, le ho seguite da Garbagnate Milanese
fino in Sicilia.
Mi hanno raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate, devasta te. A "Stella" i suoi padroni avevano inciso sullo stomaco una parola: puttana. Era una bella ragazza con un difetto: rapita in Albania e trasportata in Italia, si rifiutava di andare sul marciapiede.
Dopo un mese di stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e
soci italiani, le toccò piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio, della Liguria, e chissà quanti altri.
E' solo allora - tre anni più tardi - che le incisero la sua
professione sulla pancia: così, per gioco o per sfizio.

Ai tempi era una bella ragazza, sì. Oggi è solo un rifiuto della
società, non si innamorerà mai più, non diventerà mai
madre e nonna.
Quel puttana sulla pancia le ha cancellato ogni barlume di speranza e di fiducia nell'uomo, il massacro dei clienti e dei protettori le ha
distrutto l'utero.
Sulle "belle ragazze" scrissi u n romanzo, pubblicato in Italia
con il titolo Sole bruciato.
Anni più tardi girai un documentario per la tivù svizzera: andai in cerca di un'altra bella ragazza, si chiamava Brunilda, suo padre mi aveva pregato in lacrime di indagare su di lei.
Era un padre come tanti altri padri albanesi ai quali erano scomparse le figlie, rapite, mutilate, appese a testa in giù in macellerie dismesse se osavano ribellarsi.
Era un padre come lei, Presidente, solo meno fortunato.
E ancora oggi il padre di Brunilda non accetta che sua figlia
sia morta per sempre, affogata in mare o giustiziata in qualche angolo di periferia.
Lui continua a sperare, sogna il miracolo.
E' una storia lunga, Presidente... Ma se sapessi di poter contare
sulla sua attenzione, le invierei una copia del mio libro, o le spedirei il documentario, o farei volentieri due chiacchiere con lei.
Ma l'avviso, signor Presidente: alle battute rispondo, non le ingoio.
In nome di ogni Stella, Bianca, Brunilda e delle loro famiglie queste
poche righe gliele dovevo.
In questi vent'anni di difficile transizione l'Albania s'è inflitta molte sofferenze e molte ferite con le sue stesse mani, ma nel popolo albanese cresce anche la voglia di poter finalmente
camminare a spalle dritte e testa alta.
L'Albania non ha più pazienza né comprensione per le umiliazioni gratuite.
Credo che se lei la smettesse di considerare i drammi umani come
materiale pe r battutacce da bar a tarda ora, non avrebbe che da guadagnarci.

Questa "battuta" mi sembra sia passata sottotono in questi giorni in cui infuria la polemica Bertolaso , ma si lega profondamente al pensiero e alle azioni di uomini come Berlusconi e company,
pensieri e azioni in cui il rispetto per le donne é messo sotto i piedi ogni giorno, azioni che non sono meno criminali di quelli che sfruttano le ragazze albanesi, sono solo camuffate sotto gesti galanti o regali costosi mi vergogno profondamente e chiedo scusa anch'io a tutte le donne albanesi

Merid Elvira Dones

8 ago 2010

Togliete Facebook a Bersani! :D


Caro Pierluigi,
volevo farti vivissimi complimenti per la provocazione comparsa martedì sulla tua pagina Facebook.

Mi riferisco a quando hai scritto: Lancio una provocazione: niente talk show? Allora niente canone. Se, a prescindere da quello che succede nel paese, la Rai ci fa vedere le repliche dei telefilm e decide di andare in vacanza, avremo il diritto di non voler pagare il canone da metà luglio a settembre, no?

Una provocazione davvero brillante, anche perché la signora Fletcher, francamente, ha rotto le scatole. Una provocazione di cui si sentiva il bisogno, in questi mesi così critici per il servizio pubblico e, in generale, per il paese.

Cioè, tolto il fatto che il canone si paga annualmente, e quindi o hai provocato a vanvera, o ti sei confuso con l’abbonamento Sky, e in quest’ultimo caso, vista la confusione, a voler essere pignoli ci sarebbe da chiedersi se ti sei ricordato di pagare il canone.

Cioè, tolto il fatto che, essendo tu il leader del maggior partito di opposizione, a fare certe proposte su Facebook rischi la figura dell’impiegato statale che cazzeggia durante l’orario di lavoro in attesa di essere scoperto da un Brunetta qualsiasi.

Cioè, tolto il fatto che attualmente la Rai sta vivendo un’emergenza senza precedenti in seno alla libertà d’informazione, e magari il problema non riguarda i mesi estivi e la signora Fletcher, ma tutto l’anno, 24 ore su 24.

Ad esempio il Tg1 si segnala, oltre che per i cuccioli di zebra, i cuccioli di cerbiatto, i panda, i polpi e i dieci minuti di meteo in apertura, per censure ed omissioni, per casi conclamati di epurazione e mobbing ai danni di giornalisti (vedi i casi Ferrario, Di Giannantonio, Damosso e Busi) che non si allineano con la volontà del direttore Minzolini.

Quello che, come emerso dalle intercettazioni della procura di Trani, discuteva col Presidente del Consiglio le notizie cui dare priorità, magari intervenendo con editoriali ad hoc (come per il caso Spatuzza); quello che, per telefonate del genere, è attualmente indagato.

Quello di cui, forse, è il caso di invocare a gran voce le dimissioni nelle sedi opportune, tra cui non figurano i social network. Ora tu mi dirai, magari proprio sul tuo profilo Facebook, che sì, ci sono le intercettazioni, ma bisogna far lavorare la magistratura e aspettare le sentenze. Ma allora io ti dico che, stando alle sentenze, Al Capone non era un mafioso e né Stalin, né Hitler, né Mussolini furono dittatori.

Perciò, ogni volta che parli davanti ad un microfono con scritto ‘Tg1’, sii consapevole che, oltre a parlare, stai legittimando l’ufficio stampa del Presidente del Consiglio.

Cioè, tolto il fatto che il problema della Rai è un attimino più complesso di quanto sia lecito trattare in un profilo Facebook: riguarda lo spreco di un patrimonio umano e culturale completamente umiliato e disgregato dall’occupazione ferale attuata dai partiti, tra cui lo stesso PD; riguarda il menefreghismo assunto a cultura di governo ed amministrazione, la totale noncuranza di fronte a qualunque sanzione, perché tanto saranno pagate con i soldi dei cittadini, e non certo con quelli di chi occupa la poltrona di turno. Riguarda, infine, la violazione reiterata di ogni deontologia, la graduale trasformazione del servizio pubblico in macchina privata di propaganda, grazie ad un direttore generale, Mauro Masi, che prende ordini per telefono direttamente dal Presidente del Consiglio; te lo scrivo perché non ne ho trovato menzione sul tuo profilo Facebook.

Cioè, tolto il fatto che magari è ora di fare proposte che vadano verso una Rai libera dai partiti, è ora di fare proposte che brillino di luce propria e che incarnino valori condivisibili da chiunque abbia a cuore concetti quali civiltà e democrazia, invece di fare proposte che brillano di luce riflessa, parodie di slogan pubblicitari in cerca di un potenziale pubblico.

Cioè, tolto il fatto che, se hai scritto una provocazione del genere su Facebook sperando che la gente cliccasse su “mi piace”, a questo punto ti conveniva condividere un video di Vasco Rossi.

Qualunque sia la tua risposta, spero continuerai a mandarmi le galline su Farmville.
Distinti Saluti,
Matteo Pascoletti
©valigia blu - riproduzione consigliata

Update di Arianna Ciccone: Stamattina apro Facebook e trovo un altro post geniale del Segretario: La ricostruzione non esiste. Fallo sapere! Manda una cartolina ai tuoi amici. “Tanti saluti a l’Aquila”. Allora penso non è possibile, ci sta proprio provocando, tanto per vedere l’effetto che fa. Non ho resistito e gliel’ho scritto: Caro segretario, voi dovreste imporre al servizio pubblico, alla Rai di farlo sapere. E se non ci riuscite andate via dal Consiglio di Amministrazione, non è più tempo di fare le damerine.
P.s. Per favore togliete Facebook a Bersani!

16 ott 2009

Sconvolgenti rivelazioni di sfollati costretti al silenzio.

L'Aquila, 14 ottobre 2009 ore 20:00.
La colonnina di mercurio segna 0 gradi.


Il 30 settembre le tendopoli dovevano sparire, tutti dovevano avere una casa nell'aquilano, tutti gli follati dovevano tornare a L'Aquila... queste erano le promesse...
Se si tiene conto dei tempi e dei costi di Onna, poteva essere fatto e sarebbe stato possibile persino iniziare le ricostruzioni.


Ad Onna, in meno di 2 mesi sono state costruite tutte le abitazioni provvisorie, così, da circa un mese, tutti gli abitanti hanno un tetto sulla testa.
In un'intervista qualche cittadino di Onna mi ha manifestato tutta la soddisfazione per il lavoro fatto in questo posto TOTALMENTE distrutto dal terremoto. E il mio pensiero è corso subito al governo Berlusconi, che nulla ha potuto qui ad Onna, dove le costruzioni sono dovute al buon cuore del Trentino, sotto la supervisione del governo tedesco, chissà quanto avrà rosicato Berlusconi!!!!

Mettiamo a confronto le casette di Onna e il progetto C.A.S.E. de L'Aquila:

Onna: costo 800€ al mq, garantendo agli onnesi un quartiere provvisorio grazioso, risparmiando molti soldi da utilizzare nella ricostruzione.
Progetto C.A.S.E.:costo 2700€ al mq, quasi 5 volte la somma impiegata ad Onna, soldi sperperati tra le varie ditte edili.

Onna: Sono tutti in casa da metà settembre.
Progetto C.A.S.E.: Sono ancora nelle tende, o deportati sulla costa o in paesini lontani anche oltre 70 km, contro il loro stesso volere
di restare a L'Aquila.


Onna: Casette ecologiche smontabili e riutilizzabili per un eventuale altro disastro in qualsiasi altra città..
Progetto C.A.S.E.:Per farle hanno deturpato un paesaggio meraviglioso, sfondando intere montagne. Un'inutile colata di cemento per
una base che dovrebbe in realtà mantenere palazzi dai 10 piani in su, non i tre piani realizzati.
Palazzi moderni dagli infissi blu elettrico o giallo canarino che nulla hanno a che fare con lo stile pittoresco degli antichi paesini aquilani.


Onna: il quartiere è stato costruito rispettando spazi per la viabilità automobilistica.
Progetto C.A.S.E.: i palazzoni sono concentrati in un unico punto, servito da una sola strada principale, già trafficatissima. Quando tutti i residenti occuperanno le case si prevede un caos bestiale!!





Sono tornata da loro, gli aquilani, probabilmente si è instaurato in me quel meccanismo di ribellione che non accetta che tutto resti impunito e silenzioso.
Per entrare nella tendopoli ho nascosto la mia piccola telecamera nella borsa. Al controllo documenti mi dicono che sono tutti in mensa, questa volta sono riuscita ad entrare nella tendopoli senza problemi...
Non li conoscevo prima di quel maledetto 6 aprile, pensavo "chissà se mi riconosceranno, se si ricorderanno di me".
Al mio arrivo in mensa sono stata invasa da sorrisi, abbracci e baci...noto con piacere che la gioia di rivederci non è solo mia.
Per loro sono chi ha permesso che la loro voce arrivasse a voi... sembra poco, a L'Aquila pare tanto...
Mi invitano a sedermi con loro, nonostante il cibo scarseggi cercano di costringermi ad accettare di dividere il loro pasto, o quel pezzettino di ciambella a testa che avevano...
penso, "se lo sapevo preparavo la Caprese Napoletana e la portavo... sono proprio una cafona!"

Non faccio in tempo a sedermi che cominciano a raffica i racconti dell'orrore:
"Dopo che hai pubblicato l'intervista che mi hai fatto ho ricevuto minacce, leggi qui questo sms"
"Mi hanno telefonato, mi hanno minacciato, dicono che se rilascio altre interviste mi denunciano, io ho detto solo la verità"
"Sai cosa ci fanno qui, riutilizzano le bottiglie dei tavoli e le riempiono con altre bottiglie degli altri tavoli"
"Non ci lasciano portare l'acqua nella tenda"
(penso, "se fanno un annuncio televisivo dicendo che a L'Aquila mancano cibo e acqua gli italiani si mobiliteranno di nuovo... perchè tutta questa indifferenza?
Probabilmente perchè questa vetrina mediatica deve risultare perfetta")
"Hai saputo della roulotte che è andata a fuoco? Stavamo per bruciare vivi tutti"
"L'Enel ha abbassato i voltaggi e la notte va via la luce, ci svegliamo ghiacciati"

E per quanto riguarda gli abitanti delle case popolari di San Gregorio...
"Siamo gli sfollati di serie B, noi delle case popolari saremo gli ultimi ad avere casa"
"Le nostre case classificate "C" (grossi danni strutturali) sono state riclassificate "A"(piccoli danni strutturali) senza ulteriore controllo, vogliono farci rientrare in quelle case e nessuno si prende la responsabilità di eventuali tragedie"
"Ho scoperto che le case popolari al comune erano registrate come stalle e garage e non come case"...
"La mia casa risultava una stalla... io sarei una mucca? Ti rendi conto di cosa ci hanno fatto?"
"San Gregorio risultava terreno agricolo, non poteva essere usato come terreno edificabile, ci hanno fatto le case, ci hanno costruito un intero paese, ci hanno mandato a morire, la faglia che hai sotto i piedi è ad altissimo pericolo sismico!"
"Una ragazza aveva aperto un sito trasparente per raccogliere soldi per noi delle case popolari, l'hanno minacciata, gli hanno fatto chiudere il sito!"


Li fermo, troppe informazioni, tutte insieme, non memorizzo... chiedo loro di raccontare tutto davanti alla telecamera, si rifiutano, dopo le minacce ricevute non possono più raccontare la verità...


Helene Benedetti

13 ott 2009

Una manifestazione nazionale per chiedere le dimissioni di Berlusconi: Manifestazione "No Berlusconi Day" del 5 dicembre - prime indicazioni operative



Il comitato "No Berlusconi Day", nato su Facebook per iniziativa di un gruppo di blogger democratici, indice per il prossimo 5 dicembre, a Roma, una manifestazione nazionale per chiedere le dimissioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Per aderire alla manifestazione, comunicare o proporre iniziative locali e nazionali di sostegno o contattare il comitato potete scrivere all'indirizzo e-mail: noberlusconiday@hotmail.it

Per rimanere aggiornati sullo sviluppo dell'iniziativa iscrivetevi alla pagina Facebook del comitato: Una manifestazione nazionale per chiedere le dimissioni di Berlusconi

Il link dell'evento di Roma: http://www.facebook.com/event.php?eid=152071197038&ref=ts

ILTESTO DELL'APPELLO
A noi non interessa cosa accade se si dimette Berlusconi e riteniamo che il finto "Fair Play" di alcuni settori dell'opposizione, costituisca un atto di omissione di soccorso alla nostra democrazia del quale risponderanno, eventualmente, davanti agli elettori. Quello che sappiamo è che Berlusconi costituisce una gravissima anomalia nel quadro delle democrazie occidentali -come ribadito in questi giorni dalla stampa estera ce definisce la nostra "una dittatura"- e che lì non dovrebbe starci, anzi lì non sarebbe nemmeno dovuto arrivarci: cosa che peraltro sa benissimo anche lui e infatti forza leggi e Costituzione come nel caso dell'ex Lodo Alfano e si appresta a compiere una ulteriore stretta autoritaria come dimostrano i suoi ultimi proclami di Benevento. Non possiamo più rimanere inerti di fronte alle iniziative di un uomo che tiene il Paese in ostaggio da oltre15 anni e la cui concezione proprietaria dello Stato lo rende ostile verso ogni forma di libera espressione come testimoniano gli attacchi selvaggi alla stampa libera, alla satira, alla Rete degli ultimi mesi. Non possiamo più rimanere inerti di fronte alla spregiudicatezza di un uomo su cui gravano le pesanti ombre di un recente passato legato alla ferocia mafiosa, dei suoi rapporti con mafiosi del calibro di Vittorio Mangano o di condannati per concorso esterno in associazione mafiosa come Marcello Dell'Utri.

Deve dimettersi e difendersi, come ogni cittadino, davanti ai Tribunali della Repubblica per le accuse che gli vengono rivolte.

COMITATO 'NO BERLUSCONI DAY'



Primi firmatari: San Precario* (blogger), Franca Corradini (blogger), Tony Troja (blogger e musicista), Giuseppe Grisorio (blogger e precario pa), Elisabetta Simonti (precaria scuola), Massimo Zesi (blogger), Franco Lai* (blogger), Riccardo Lenzi (blogger), Donald Mezmeric, Giovanna De Simone, Rosario Rammaro, Michele Ognibene, Maria Grassi, Francesco Tasso, Valentina Turri, Silvia dello Russo, Massimo Clike (blogger), Matteo Marchesotti (blogger), Pierpaolo Pedicini (blogger), Francesca Mascaro, Helene Benedetti (blogger).


Aderiscono questi blog e siti web:
A Scuola di Bugie
Bye Bye Bush (on Facebook)
laconoscenzarendeliberi
Il Tg5 Sono Loro (on Facebook)
DiTuttoDiPiù
Berlusconi go home..In the prison (on Facebook)
cronachemarziane.myblog.it.
La caduta di Berlusconi
www.riccardolenzi.info
Casa del popolo
L'isola dei Mapinguary
IstericaMisantropa

www.controtv.net
Contro il governo della vergogna (on Facebook);
A volte mi vergogno di essere italiano (on Facebook)
Berlusconate (on Facebook)
Puppybarf's Barks
Berlusconi non mi rappresenta (on Facebook)
I sei ottavi: www.iseiottavi.com - www.myspace.com/iseiottavi
Berlusconi chi è (on Facebook)
Informazione Libera (on Facebook)
Informazione x Resistere (on Facebook)
Gli Auto-esiliati (on Facebook)
Berlusconi buffone DIMETTITI!!! (on Facebook)
I hate Silvio Berlusconi (on Facebook)
Stiamo cercando 20 milioni di italiani che non voteranno Berlusconi (on Facebook)
No al nucleare (on Facebook)
http://mariobadino.noblogs.org/
Fra Inteso (on Facebook)


ATTENZIONE: i blog, le pagine Facebook, le associazioni o i singoli cittadini che vogliano aderire all'appello possono comunicarlo direttamente all'indirizzo e-mail del comitato: noberlusconiday@hotmail.it

N.B.: Con l'asterisco vengono contrassegnati i profili pubblici di Facebook che aderiscono all'iniziativa

Abbiamo preparato un banner animato legato alla Manifestazione e che potete caricare nella vostra fan-page Facebook seguendo questa guida.

Chi volesse invece aggiungere un banner nel proprio profilo, può utilizzare quest'altra guida.

11 ott 2009

Berlusconi NON è l'unico eletto dal popolo! LEGGI QUI E CONDIVIDI

La tesi espressa dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, nella riunione dell’ufficio politico del Pdl giovedì pomeriggio, non è nuova. Costituisce la base sottostante un teorema caro a Berlusconi, che la legittimazione del suo potere deriva dal voto popolare. Anzi, come ha detto ai suoi, la sua è l’unica carica eletta dal popolo.
Che Berlusconi arrivi a questa conclusione si può spiegare con un corto circuito, in una mente dalla fantasia fertile e creativa, tra più elementi: la realtà attuale, quella che Berlusconi vorrebbe fosse, la confusione tra voti al suo partito e voti complessivi per la coalizione di governo, la confusione tra risultati elettorali e sondaggi.
Berlusconi, ammesso che tutti i voti che vanno al suo partito siano da attribuire direttamente a lui, di suo ha un 35 per cento dei voti espressi dagli elettori come contati, uno per uno, da un esercito di scrutatori. Arduo è il passaggio dal 35 al 70 per cento, che gli viene di fare leggendo i risultati di sondaggi, certamente attendibili e che lui sa leggere per antica consuetudine molto bene, ma che sono basati su campioni di mille, duemila intervistati. Probabilmente, poi, quello che Berlusconi interpreta come espressione di voto, è solo una espressione di gradimento, della persona e di sue specifiche azioni, non necessariamente destinata a trasformarsi in voto per lui e il suo partito.
Chi ha un minimo di esperienza di sondaggi sa che molto dei risultati dipende dal contenuto delle domande e da come esse sono poste.Purtroppo Berlusconi non rende noti i dettagli dei sondaggi da lui commissionati ma si limita a comunicare, di tanto in tanto, dei numeri che solo lui conosce. Risulta difficile, quindi, potere capire come stanno veramente le cose.
Fin qui, però, siamo nel capitolo desideri e sogni, che ciascuno di noi può legittimamente coltivare e accarezzare nel suo intimo. Può essere imbarazzante che lo faccia in pubblico il capo del Governo, ma ormai gli italiani hanno fatto l’abitudine a queste cose e le guardano con indulgenza.
Silvio Berlusconi

Dove l’imbarazzo lascia il posto alla preoccupazione è quando si esamina il processo mentale conseguente alla confusione dei numeri. Infatti qui non c’è più un sogno anticipatore ma uno stravolgimento della Costituzione, che, attuato dal primo ministro assume contorni che andrebbero qualificati con parole molto pesanti.
La costituzione italiana, quella del 1948 e ancora in vigore, dice cose molto diverse da quelle di Berlusconi: gli unici eletti dal popolo sono i componenti del Parlamento, deputati e senatori. Sono quindi loro che rispondono, alla scadenza del mandato o quando comunque le camere sono sciolte, al giudizio degli elettori. Che poi in molti casi il rapporto con gli elettori sia mediato dai partiti non cambia la sostanza:gli elettori votano per il parlamento, non per il presidente della Repubblica, non per il presidente del Consiglio.
Il Parlamento Italiano

E’ poi il parlamento che approva o disapprova la scelta fatta dal presidente della Repubblica, su indicazione dei partiti, del presidente del Consiglio e dei ministri. Il voto di fiducia è lì proprio per questo, per sottoporre il governo e il suo capo a un giudizio che può portare alla sua uscita di scena. Oggi si abusa del voto di fiducia per un fatto tecnico: perché il voto è palese e non sono possibili imboscate di franchi tiratori; pertanto quanto il tema in discussione è controverso, il Governo, come si dice, “pone la fiducia” e chi vota si guarda negli occhi con tutti gli altri, senza potere svicolare.
Ma l’esistenza del voto di fiducia è la prova del fatto che il Parlamento la fiducia la dà e la può togliere, e quindi che il capo del Governo deriva la sua autorità ed è legittimato a agire dal Parlamento, alla cui approvazione o disapprovazione è sottoposto. Sbaglia quindi Berlusconi quando accusa di eversione ipotetici complotti per fare cadere il suo Governo; teoria basata appunto sull’assunto che tali complotti mirano a stravolgere e sovvertire la volontà popolare, che in realtà non si è mai espressa in tal senso perché non era previsto: se in Parlamento si forma una maggioranza contraria a lui e viene sfiduciato, deve lasciare il campo. Sarà il presidente della Repubblica, sentiti i partiti, quindi anche quello di Berlusconi, a decidere se dare l’incarico di formare il Governo a qualcun altro o sciogliere le Camere e mandare il paese a nuove elezioni. Nel corso della cosiddetta prima repubblica, si andava a nuove elezioni solo alla fine di tormentati tentativi di formare una maggioranza alternativa.
Le cose non sono molto cambiate. Al governo, al posto del pentapartito, oggi c’è un bipartito, al posto di Andreotti c’è Berlusconi, a quello di Craxi c’è Bossi (una forma di contrappasso). In caso di caduta del Governo Berlusconi, non è automatico il ricorso alle urne, come accade con il sistema maggioritario inglese. Il sistema italiano, è un proporzionale un po’ emendato, ma sempre proporzionale.
Massimo D'Alema

Di tutto questo straparlare, però. la cosa più grave, anzi indecente, è che non ci sia stato un esponente politico che abbia detto a chiare lettere quel che confusamente sto cercando di esprimere io. Ho guardato tutte le fonti possibili, ho trovato qualche distratta e anche inutile difesa di Rosi Bindi, ma nulla che dicesse che quel che sostiene Berlusconi è pura eversione.
C’è di peggio. Hanno chiesto l’opinione di Massimo D’Alema e lui ha risposto: “Non vorrei entrare in questo dibattito, ci vorrebbe un costituzionalista”. Si tratta in realtà di nozioni che uno studente dei miei tempi apprendeva dalle lezioni di educazione civica. La risposta di D’Alema è quanto meno pilatesca. A meno che D’Alema non abbia parlato così per levarsi di torno i cronisti oppure non sia ormai rassegnato al peggio, oppure ancora che ritenga inutile replicare alle sparate di Berlusconi, tanto nessuno gli dà retta.
Peccato che proprio D’Alema ha provato sulla sua pelle gli effetti dell’intelligenza, dell’astuzia, della capacità di manovra, della visione strategica di Berlusconi. Era il tempo della bicamerale, al governo c’era Romano Prodi, D’Alema era segretario dell’ex partito comunista e presiedeva la commissione bicamerale che avrebbe dovuto portare alla riforma del sistema elettorale : Berlusconi ha portato a casa lo svuotamento di una legge concepita per ridurre la pubblicità sulla televisione (Rai e Mediaset) e poi ha fatto saltare il tavolo.
E allora? Questa volta la partita è più grossa, il piatto ha un valore immenso, tutti i tiri sono possibili. Mi sembra di dovere constatare che alla classe politica italiana, lacerata sul diritto o meno di Berlusconi di portarsi a casa delle puttane e il diritto dei giornali di dirlo, di quel che può capitare in Italia non interessi molto, al di là del tempo necessario per maturare la pensione da parte dei peones neo eletti.

di Marco Benedetto

6 ott 2009

Anche Blunotte è un programma pericoloso




Venerdì 2 ottobre, dopo la scorpacciata polemica legata al programma di Santoro, in cui, per la prima volta in Italia, è stata intervistata in TV la prostituta più alla page del momento, cioè la barese Patrizia D’Addario, è andato in onda su Rai3 la prima puntata del programma di Carlo Lucarelli, Blunotte.

Un programma non meno pericoloso per il premier, perchè ha ricordato agli Italiani che l’han visto (certo, molti meno rispetto a quelli di Santoro!) cos’è stata, e magari cos’è ancora la P2, loggia massonica deviata, con a capo il "venerabile maestro" Licio Gelli, che si gode i suoi novant’anni nella splendida villa Wanda nei pressi di Arezzo.

E dove, se non con l’attivismo frenetico d’una volta, che l’età non gli permetterebbe, tuttavia continua probabilmente a tessere quei rapporti ambigui e assai discutibili con chi in questo Paese muove le fila delle trame occulte e non che passano sulla testa di noi poveri ignari cittadini.

La P2, dove la P sta per Propaganda, è stata una associazione segreta, di natura eversiva, con connivenze inconfessabili anche con la criminalità organizzata, di stampo mafioso e non, che ha reclutato personaggi potenti, o che intendevano diventarlo, venuta alla luce quasi casualmente nel 1981.

E che ha rimestato nel torbido, per molto tempo, coinvolgendo tutte le categorie sociali, politiche, economiche, istituzionali. Gli iscritti, oltre 900, sono stati indagati sia da una Commissione parlamentare, presieduta da Tina Anselmi, che ne ha scandagliato le colpe, i reati, i traffici illeciti, i legami anche internazionali, i piani sovversivi. Sia dalla magistratura romana, che invece, con più mitezza, li ha qualificati poco più di un cenacolo di affaristi un po’ sprovveduti.

Ma perchè parlare della P2 in tv può essere pericoloso per il premier?
Berlusconi era uno degli iscritti, col numero di tessera 1816, il quale non ha mai negato l’iscrizione, ma l’ha qualificata una cosa da niente, una "pinzillacchera", come l’avrebbe definità Totò. Neanche un incidente sul percorso luminoso (ma dalle radici oscure) della sua brillante e irripetibile carriera, ma proprio una specie di burletta, un accidente insignificante, un’appartenenza più forzata che richiesta. Insomma una cosa tutta da ridere.

Berlusconi ne ha sempre parlato così, anche quando, nel 1996, la Lega che tappezzava di manifesti la Lombardia, lo chiamava Berluscaz, Berluskaiser, piduista tessera 1816. E tuttavia Berlusconi si è ispirato notevolmente al Piano di Rinascita democratica della P2, elaborato da Gelli e la sua cricca quale progetto per il futuro dell’Italia.
Qualche esempio?

Andiamo con ordine, antologizzando un po’ quel programma, sequestrato quasi per caso nel doppiofondo di una valigia appartenente alla figlia di Gelli, M. Grazia nel luglio 1982. Nella PREMESSA si può leggere:

"3) Il piano si articola in una sommaria indicazione di obiettivi, nella elaborazione di procedimenti- anche alternativi - di attuazione ed infine dell’elencazione di programmi a breve, medio e lungo termine.

4) Va anche rilevato, per chiarezza, che i programmi a medio e lungo termine prevedono alcuni ritocchi alla Costituzione successivi al restauro delle istituzioni fondamentali".

Negli OBIETTIVI, tra l’altro, si legge:
"2) Partiti politici, stampa e sindacati costituiscono oggetto di sollecitazioni possibili sul piano della manovra di tipo economicofinanziario (tutto attaccato n.d.a.).
La disponibilità di cifre non superiori a 30 o 40 miliardi sembra sufficiente a permettere a uomini di buona fede e ben selezionati di conquistare le posizioni chiave necessarie al loro controllo.

3) Primario obiettivo e indispensabile presupposto dell’operazione è la costituzione di un club..."

Per quanto riguarda quelli che Gelli definisce programmi, a breve termine la P2 si propone per quanto riguarda la Magistratura:
"...le modifiche più urgenti (che n.d.a.) investono:

la responsabilità civile (per colpa) dei magistrati (riforma già introdotta e fortemente voluta da Craxi n.d.a.)

il divieto di nominare sulla stampa i magistrati comunque investiti di procedimenti giudiziari,

la normativa per l’accesso in carriera (esami psicoattitudinali preliminari)."
Da ultimo è significativo segnalare (ma ci sarebbe tanto altro ancora da riportare, pari pari dal piano di rinascita!), quanto compare nella sezione PROGRAMMI, sottosezione PROVVEDIMENTI ECONOMICO-SOCIALI:
"- concessione di forti sgravi fiscali ai capitali stranieri per agevolare il ritorno dei capitali dall’estero".

Quest’ultima frase, un po’ ambigua perchè mescola, come se fossero la stessa cosa capitali stranieri e capitali che ritornano, quindi italiani illecitamente portati all’estero, è di stridente attualità!

Questa stringata antologia, del tutto insufficiente a rendere l’idea dell’eversività, dell’anticostituzionalità, in una parola sola, del "golpismo" di quel piano, accende delle lampadine, un’intera sequenza, da far invidia alle luminarie di una festa patronale, nella mente di chi scrive.

E una sola domanda sorge spontanea: possibile?
Possibile tante attinenze col presente? Possibile che il governo Berlusconi stia cambiando il Paese sotto dettatura di un piano di quasi trent’anni fa?
Possibile che questo accada sotto gli occhi distratti di tutti quelli che dovrebbero essere attenti per ruolo istituzionale e sopra la testa dei cittadini ignari?
Possibile. O forse no.

Forse siamo solo malpensanti!

Fonte: http://www.agoravox.it/ANCHE-BLUNOTTE-E-UN-PROGRAMMA.html#

3 ott 2009

Razzismo e Libertà (credo che sarà una futura rubrica del blog)

Io non sono razzista, sei tu un sottosviluppato berlusconiano
- di Rita Pani (APOLIDE) -

Un tempo si usavano i camion, oggi si usano gli autobus con le sbarre ai finestrini. Sono cambiati i tempi, e l’unica cosa che sembra essersi evoluta è la tecnologia. L’uomo, semmai, sta correndo veloce indietro. L’Italia è finalmente libera di dichiararsi, anzi, mostrarsi orgogliosamente razzista. Può farlo e a ragione, dato che abbiamo in Italia il primo ministro più razzista degli ultimi 150 anni, che se non supera almeno eguaglia i primati di quel bastardo di mussolini, avendo entrambi concepito e partorito le leggi razziali con i loro rispettivi governi.

Riporto una frase di Judith Stiles, giornalista statunitense attenta ai fenomeni razziali: “Dare dell'«abbronzato » a un nero, è forse perfino peggio che dirgli «sporco negro». «Perché quest'insulto osceno comunque riconosce l'identità dell'altro, pur volendola sfregiare, mentre dargli dell'abbronzato è come dirgli "sei un bianco come noi, solo che hai la tintarella, insomma non sei un negro come quelli là». Il cosiddetto subtext, il sottinteso, delle battute ripetute sull'abbronzatura di Barack e Michelle è dunque semplicemente micidiale per le orecchie americane.”

Non è una gaffe, non è la battuta di un simpatico umorista (simpatico quanto una colonscopia) è la vendetta di un uomo sconfitto, deriso, ridicolizzato e snobbato da chi ha dovuto necessariamente limitarsi a stringergli la mano, avendo abbastanza dignità e logica coerenza da non prestarsi ad altre effusioni di circostanza e cortesia. È il braccio di ferro di un omuncolo che sa di poter dire quanto è alto solo al cospetto di una platea di sudditi e servi.

La gente minuscola, come lui, ride della “battuta”; non sa guardarsi intorno e non sa capire il danno recato alla crescita della nostra cultura e della nostra civiltà. Mentre alla mia generazione ancora si doveva raccontare la storia recente e si doveva insegnare che il sangue è tutto rosso, a prescindere dal colore della pelle, oggi si mostra agli uomini di domani un’Italia più simile al Mississippi degli anni 50, dove si era liberi di andare a cacciare i negri casa per casa, strada per strada. E se non sono neri, sono gay, e se non sono gay sono disabili, oppure quelli che ancora, per fortuna, non ci stanno ad essere stupidi e miserabili come loro.

Io vado fiera della mia diversità, io sono assolutamente diversa da questa feccia di italiani berlusconiani, siano essi leghisti o fascisti – tanto servi dello stesso padrone. E se razzismo deve essere per legge ... io non sono razzista, sei tu – sottosviluppato bastardo – ad essere berlusconiano.


http://guevina.blog.espresso.repubblica.it/resistenza/2009/09/io-non-sono-razzista-sei-tu-un-sottosviluppato-berlusconiano.html

1 ott 2009

E' l'opposizione che fa il governo porco


300 MILIARDI DI EURO torneranno in Italia protetti dallo scudo fiscale di Tremorti. Lo Stato incasserà il 5% per il condono. Soldi di cui non si sa nulla, con tutta probabilità mai tassati. Di chi sono questi capitali? Conoscete qualche operaio, impiegato, elettricista, meccanico, parrucchiere con decine di milioni in qualche paradiso fiscale? Insomma, conoscete qualche LAVORATORE che godrà dello scudo di Tremorti? Chi paga le tasse al 15/27/35/50% ha diritto di sapere nomi e cognomi degli esportatori di capitali e le origini del malloppo. Vogliamo la lista pubblicata sui giornali per legge, altro che impunità e anonimato.
Tremorti ha affermato: "Non credo che la criminalità si servirà di questo strumento. I capitali criminali o sono in Italia perfettamente sbiancati o continueranno la loro attività all'estero". NON CREDO? Un ministro dell'Economia che non crede che su 300 miliardi vi siano capitali mafiosi, di bancarottieri, di evasori totali, frutto del riciclaggio, denaro sporco? Ma chi crede di prendere per il culo? Questo condono di Stato è, fino a prova contraria, un condono alle mafie.
Franceschini Boccon del Prete ha detto in Parlamento che lo scudo fiscale è: "uno schiaffo in faccia a tutti gli italiani che pagano onestamente le tasse". Dalle parole ai fatti. La cosiddetta opposizione, su proposta dell'Italia dei Valori, ha chiesto il voto alla Camera per l'incostituzionalità dello scudo fiscale. Se i 280 deputati di PD, IDV e UDC fossero stati presenti lo Scudo Tremorti sarebbe stato bocciato. Ma erano al bar, al ristorante, forse ad Arcore per pubblicare un libro con Mondadori o farsi intervistare in prima serata su Canale 5. Forse a puttane con Testa d'Asfalto. Forse in gita con Tarantini. Ovunque, ma non in aula. 59 deputati del PDmenoelle non c'erano, insieme a otto dell'UDC e due dell'IDV. Del PDmenoelle erano assenti i due campioni delle Primarie Franceschini e Bersani, insieme a D'Alema, il miglior amico dello psiconano. Questa è la "durissima opposizione". Con questi figuranti, sodali e complici lo psiconano durerà anche dopo la sua imbalsamazione. E' l'opposizione che fa il governo porco. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

Beppe Grillo

16 set 2009

Io invece, l’ho visto tutto

PIOVONO RANE di Alessandro Gilioli


E credo che tutti avrebbero dovuto vederlo tutto, anche se - certo - il boicottaggio televisivo in teoria era una buona intenzione.

Avrebbero dovuto vederlo tutti per capire in profondità quello che ha detto la moglie, quando parlava di un uomo malato. Rinchiuso in profondità nelle proprie menzogne, avvoltolato nella litania degli insulti a mezzo mondo, arrogante perfino con il suo consueto maggiordomo, quello che gli aveva fatto firmare il Contratto con gli italiani.

Tirato, teso, gonfio, un occhio mezzo chiuso, pieno di cortisone: più suonato di Mussolini al Lirico in quel dicembre del ‘44.

E l’opposizione “è comunista” - non provi Vespa a smussarlo in merito - e “D’Alema è uno stalinista”, e “le nuove case di Onna sono così belle che vorrebbe viverci lui”, e lui da Vespa in realtà non ci voleva andare perché “preferiva guardarsi il Milan”, e chi parla di conflitto d’interesi è “un delinquente”, e i giornalisti che lo criticano “sono farabutti”, e lui ha introdotto in politica “una nuova moralità”, e “abbiamo dato una casa a tutti gli sfollati”, e noi “agli immigrati in mare serviamo le bibite e poi gli diamo asilo nido” (sic), e stiamo dando soldi alla Libia perché costruiscano “dei campi confortevoli”, naturalmente chi lo contesta “è antiitaliano” - un po’ come i dissidenti russi che venivano sbattuti in galera perché antisovietici.

Un giorno la rivedremo, questa puntata di Porta a Porta, e magari saremo capaci di riderci su: con l’inno d’Italia sull’ultimo video, e i mazzi di girasoli in chiusura.

Per adesso, fa solo un sacco di paura: perché qui destra e sinistra non c’entrano più niente, c’è solo un uomo anziano sulla china della follia, in piena sindrome da bunker ma ancora pieno di servi e di potere, e capace di tutto per non mollarlo mai.


fonte: http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/09/15/io-invece-lho-visto-tutto/

7 set 2009

Vale troppo, finisce in museo il libro donato da Berlusconi

Il volume ha una copertina in marmo e vale 460 mila dollari
Ad Harper la copia numero uno: sarà esposta in una struttura pubblica


Vale troppo, finisce in museo il libro donato da Berlusconi

WASHINGTON - Ha un valore di 460 mila dollari il volume dalla copertina in marmo donato dal premier Silvio Berlusconi al collega canadese Stephen Harper e a tutti i leader del G8 all'Aquila, secondo gli esperti citati dal quotidiano Toronto Star. Il libro su Antonio Canova, con copertina in marmo di Carrara e dal peso di 25 chili, era stato regalato ai leader dei paesi partecipanti al vertice. Il volume è stato prodotto in un numero limitatissimo di esemplari e al Canada è toccata la copia numero uno.

Tuttavia il premier canadese non potrà tenere per sé il prezioso presente: la legge federale proibisce ai politici di accettare doni del valore superiore ai mille dollari. Il libro, di proprietà del governo, finirà quindi in un museo.

Il 10 luglio scorso, durante la consegna dei doni avvenuta all'Aquila, il primo ministro canadese aveva dichiarato: "Berlusconi è in gran forma, ma fa regali esagerati". Harper aveva aggiunto: "L'unico problema che ho avuto con Berlusconi sono i regali che mi ha fatto, abbastanza per mettermi in seria difficoltà con la Commissione etica, per questo sto assicurandomi di averli registrati tutti''.

Proprio la commissione etica canadese stabilisce, nel Conflict of Interests Act, norme molto severe per i regali alle autorità pubbliche. I regali con valore superiore ai mille dollari diventano proprietà del governo.

L'opinione pubblica canadese si era mostrata stupita dai costosi doni di Berlusconi. Non solo perché il tema del G8 era la recessione economica, ma anche perché la riunione dei grandi del mondo si svolgeva all'Aquila, devastata pochi mesi prima dal terremoto.

(7 settembre 2009)

Fonte: La Repubblica.it

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perchè da noi non esistono nè leggi di questo tipo nè tanto meno una commissione etica??? provo a supporre... fa comodo, sicuramente, a tanti non porre limiti alla divina provvidenza corruttiva????

Carlo Lo Monaco

29 ago 2009

L'imbarbarimento etico







Chi conosce l'art.54 della Costituzione?

L'art.54 chiude la Parte I ,sì proprio quella che reca i principi fondamentali, e ricorda - nel primo comma - che ogni cittadino è tenuto a rispettare la Costituzione e le leggi, ma poi aggiunge che chi ricopre pubbliche funzioni, oltre ovviamente a rispettare Costituzione e leggi, è tenuto ad adempierle “con disciplina e con onore “.


Sì, proprio così : la Costituzione - e non uno stravagante moralista o giustizialista – prescrive “disciplina e onore“ per quanti ricoprono pubbliche funzioni (il parlamentare, ma anche l'amministratore locale; il magistrato ma anche il docente, il medico e il poliziotto...).
Certo , trattasi di espressioni che appaiono” datate “, ma il messaggio è chiarissimo, prescrive - per pubblici funzionari - “un di più“ rispetto alla legalità.
E' in questo comma il richiamo costituzionale all'etica, a quella “ etica pubblica “, che è la grande assente nella vita politica, e non solo politica, italiana..
Accanto alle regole morali (del tutto individuali, collegate ad una concezione filosofica, ad una tradizione familiare , ad una fede...), accanto alle regole giuridiche ( per definizione universali e cogenti in forza della autorità della legge) ogni comunità ha bisogno di qualcosa di altro., di un insieme di regole e di comportamenti considerati cogenti e la cui violazione viene sanzionata, criticata , diviene criterio di valutazione ...ancorchè tale violazione non costituisca necessariamente un reato.
Ciò che va chiesto ai pubblici funzionari – in base ad una precisa disposizione costituzionale – non è , pertanto, se il loro comportamento è morale , non è soltanto se il loro comportamento è legale....Di più e altro : viene chiesto il rispetto di regole e comportamenti eticamente corretti.
Nei paesi civilizzati, viene censurato il far confusione tra pubblico e privato, il coltivare conflitti di interesse, organizzare in residenze adibite a ruoli istituzionali party e festini di ogni colore, coinvolgendo escort, minorenni e compagni di merenda. Sono comportamenti considerati eticamente non corretti e vengono sanzionati anche con l'allontanamento dei pubblici funzionari coinvolti, senza che venga in rilievo, ai fini della censura e della sanzione, se quei comportamenti configurano ipotesi di reato. Emblematica è la censura e la sanzione per i conflitti di interessi, censura e sanzione ricorrenti in paesi civilizzati, ancorché non vi sia una legislazione che li censura e sanziona ,” Non è reato, ma non si fa!”.

E' questa la grande importanza dell'art.54 .
Ignorano tale norma e tale importanza, quanti pubblici funzionari , criticati per i loro comportamenti , replicano dicendo :”Taci, moralista !” o “Attendo con fiducia l'esito del processo e il riconoscimento che non ho commesso un reato “.
Tutto chiaro? Sì!
Tutto semplice? No!
No, non è semplice affermare la etica nella vita pubblica di un paese. Non è semplice, perché la etica è convenzionale. La vigenza e cogenza di regole etiche dipende da convenzioni, dalla circostanza che esse vengono accettate dai consociati.
E' questa convenzione che manca nel nostro paese.
Di più e di più grave .
Da alcuni anni con il berlusconismo - che non è soltanto una persona - si sta costruendo una “etica incostituzionale e antidemocratica” , si stanno stravolgendo regole etiche precedenti e se ne stanno costruendo di altre che modificano la stessa Costituzione . Stili di vita e comportamenti che finiscono con il distruggere – anche quando non costituiscono reato – il lavoro come diritto, riducendolo in favore, la eguaglianza mortificata da impunità e privilegi di casta, il diritto di impresa distrutto da crescenti posizioni monopoliste e giganteschi conflitti di interesse.....
Accade , così ,che il potentissimo Governatore della Banca Federale di Germania si è dovuto dimettere per aver accettato da una banca privata tedesca – in violazione di un patto etico tra i banchieri :"tra noi non ci si scambiano doni” - il pagamento del conto di tre giorni in un albergo di Berlino. Si è dimesso , ancorché ricevere quel dono non costituisse reato.
In Italia , per citare esempi di berlusconismo non realizzato da Berlusconi, per liberarci da un Governatore della Banca di Italia “ eticamente analfabeta “ abbiamo dovuto attendere arrivo di Carabinieri e avvio di processi penali.
Per le regole etiche di un paese civilizzato non può restare al suo posto un Governatore della Banca Centrale che di notte parlando ad un operatore finanziario (criminale o non, nel caso sposta poco, anche se in Italia lo si fa con operatori finanziari criminali) al telefono, con frasi amichevoli,comunica di aver firmato la autorizzazione richiesta.
Per le regole etiche di un paese civilizzato, citando ancora un esempio di berlusconismo non realizzato da Berlusconi, non può, parimenti, restare al suo posto un Presidente della Regione, che discute di prezziari regionali in un retrobottega di un negozio di biancheria intima di un paese della provincia siciliana. E non occorre, per allontanare e costringere alle dimissioni quel Presidente della Regione che quell'imprenditore sia riconosciuto mafioso, come è stato riconosciuto mafioso l'imprenditore Aiello, e non occorre aspettare che quel Presidente della Regione sia condannato per aver favorito mafiosi, come poi il Presidente Cuffaro è stato condannato. Non è eticamente corretto (ancorché non necessariamente sia possibile configurare un reato) per un Presidente di Regione e per un imprenditore discutere di decisioni regionali pubbliche in un retrobottega.
Altro che “disciplina “, altro che “onore.”
Superfluo è ricordare il fiume in piena di comportamenti e messaggi che la attuale maggioranza utilizza per modificare sensibilità e regole etiche, producendo continui attentati al nostro sistema democratico e contribuendo, a monte e con la approvazione di una legislazione scellerata tutta protesa a garantire immunità e impunità, a determinare un crescente” imbarbarimento e analfabetismo etico”, che costituisce la essenza del berlusconismo

28 ago 2009

L’ultima beffa della ditta Pier&Silvio

PIOVONO RANE di Alessandro Gilioli


Il Giornale non ha dubbi: “Entro il 2012 tutti gli italiani dovranno passare al segnale digitale terrestre”. Testuale.

Una balla allucinante, pure un po’ minacciosa. Nessuno “deve” passare al digitale terrestre, perché esistono delle alternative (dal satellite all’Iptv), ammesso e non concesso che sia necessario seguire quella fabbrica di menzogne e omertà che sono le tivù italiane.

Però diciamo, per esempio, che chi ama il pallone ormai se lo deve vedere in tivù, perché tra “tessere del tifoso” e divieti di comprarsi più di un biglietto, andare allo stadio per una famiglia è cosa sempre più scoraggiata, come ha scritto benissimo Gianni Mura qualche settimana fa.

Questo guardarselo in tivù, si sa, passa per due possibili strade: l’abbonamento a Sky sul satellite o a Mediaset Premium sul digitale terrestre.

Nel 2005, appena nata, l’offerta di Mediaset era economicamente più vantaggiosa: bastava comprarsi il decoder del digitale terrestre - scontato, con il contributo dello Stato - e poi ciascuno poteva acquistare il match a cui era interessato a tre euro a partita.

Da allora il digitale terrestre è stato proposto e imposto in ogni maniera - grandi campagne pagate con i soldi dei contribuenti e balle indecorose come quella succitata del Giornale - e la situazione all’inizio del nuovo campionato è la seguente: per vedersi una partita su Mediaset Premium non basta comprarsi il decoder e pagare il match quasi triplicato (da tre a otto euro in meno di quattro anni) ma è obbligatorio anche sottoscrivere l’abbonamento a Gallery, vale a dire i quattro canali in Dtt di Mediaset, 12 euro al mese. Non ve ne frega nulla di Steel o di Joy e volete vedervi solo il calcio? Fatti vostri, la partita da sola non si può comprare.

In altre parole: prima hanno finanziato con i nostri soldi il digitale terrestre (contributi ai decoder, campagne stampa etc), poi hanno raccontato e continuano a raccontare che “tutti gli italani devono passare al digitale terrestre”, quindi hanno disincentivato con norme assurde l’acquisto dei biglietti per lo stadio, infine ci hanno obbligato a comprare anche l’integrale del Grande Fratello e della Fattoria per vedere le partite di pallone. Per completare l’opera, da un mesetto hanno tolto i canali satellitari della Rai dal pacchetto Sky e hanno riempito di buchi il palinsesto di chi seguiva la tivù di Stato su Sky, oscurando partite di calcio e gran premi “free”

Una schifezza perfetta, attuata congiuntamente da governo e Mediaset, da Palazzo Chigi e Cologno Monzese, insomma, dalla premiata ditta Pier&Silvio.

Buon campionato a tutti.

fonte: http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/08/27/lultima-beffa-della-ditta-piersilvio/

27 ago 2009

Il disastro mascherato dalla stampa di Sua Emittenza.

Cosa succede a L’Aquila? Visto che l’informazione da lì non arriva, e se arriva sembra talmente rosea da far pensare che ci sia stato un party di veline e politici quando la realtà è che c’è stato un terremoto che ha spazzato via un capoluogo e 49 paesi limitrofi, siamo andati a vedere di persona. E infatti no, la situazione non è affatto rosea come il nostro Premier ce la vende, forse nel tentativo di utilizzare il terremoto dell'Aquila come palcoscenico e trampolino di lancio per recuperare consensi.

Le tendopoli? Alcune, come quella di Coppito, risultano davvero ben organizzate. Abbiamo conosciuto un volontario di rara generosità, Paolo Zippilli, che ci ha fatto fare un tour guidato, illustrandoci la loro situazione, gestita al meglio nonostante le oggettive condizioni disperate. I disagi ed i problemi sono numerosi, ma i volontari ce la mettono tutta, instancabilmente. Assolvono ai loro compiti e a volte fanno anche di più. Ma non è così ovunque. C’è la tendopoli di Centi Colella che a fine luglio non aveva ancora le coperture per riparare le tende dal sole cocente, aveva i container dei bagni sporchi, con i lavandini intasati e i WC “alla turca” (ovvero senza il water). Gli anziani invalidi parcheggiati tutti, nessuno escluso, in tende che già alle 10 del mattino erano bollenti! Le famiglie presenti lamentavano il forte e insopportabile caldo, la mancanza di un supporto psicologico, il pranzo e la cena spesso freddi e immangiabili e, cosa assurda, non avevano nessuna notizia di ciò che accadeva a L’Aquila se non attraverso la tv. Abbiamo chiesto loro se sapevano che bisognava presentare la domanda documentata con il progetto per la richiesta per la ristrutturazione della propria abitazione inagibile o distrutta. A un mese dalla scandenza del termine, l'8 settembre, non ne sapevano nulla! Si è fatto chiaramente in modo da non informare chi non si è informato autonomamente! Il responsabile del campo, il cosiddetto Capo Campo, notando la nostra presenza e vedendo che parlavamo con gli “ospiti” delle tende ci ha cacciato fuori minacciando di denunciarci, alzando il tono della voce e intimando di non tornare in quel luogo. Il responsabile era lui e non doveva rendere conto a nessuno del suo operato. Pensava lui a tutto e ovviamente per lui non esistevano problemi. Ci ha ricordato i Kapò d’altri tempi.

Molti dei terremotati sono ignari di ciò che sta accadendo davvero. Sono convinti che prima o poi verrà qualcuno a dire: “signori, le case sono pronte, vi dò gli indirizzi e le chiavi della vostra". Ma i termini della richiesta, come già detto, stanno scadento. Pochi lo sanno. Pochi sanno che si può scegliere una tipologia di risarcimento fra tre opzioni diverse:
  1. Il denaro lo anticipa il proprietario, e potrà recuperarlo in 20 anni deducendolo attraverso la dichiarazione dei redditi. Esiste ovviamente un problema di “capienza” nel senso che non tutti pagano tasse così elevate da poter recuperare le somme ingenti necessarie alla ricostruzione. Inoltre si anticipa denaro che oggi ha un valore che tra venti anni l’inflazione avrà dimezzato. Figuriamoci poi se chi ha avuto bisogno della tenda ha a disposizione i soldi da anticipare, sempre ammesso che un giorno uno stato con 1750 miliardi di debito pubblico possa davvero renderli.
  2. Un mutuo agevolato che attualmente non è operativo in nessuna banca, in quanto non è stato ancora raggiunto un accordo fra Cassa Depositi e Prestiti e banche per la creazione di un pacchetto mutui “ad hoc”, nè esiste ancora la copertura finanziaria per tale operazione. Tra l'altro, molti aquilani stanno pagando rate dei mutui contratti prima del terremoto per l'acquisto delle loro case, e sono in tanti quelli che pagano ancora l'affitto di una casa dove non possono più abitare.
  3. Un contributo diretto, ma secondo modalità che il CIPE ( Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica ), ancora non ha definito. La stessa Protezione Civile dice che occorre valutare se questo contributo possa venire erogato entro 5 anni. Ma nel frattempo, le case chi le ripara?
Insomma, le solite illusioni, le solite prese per i fondelli, le solite porcate a cui gli italiani, ed ora anche il mondo intero, sono abituati. Nel 2009 i fondi disponibili per la riparazione o per la ricostruzione delle case sono pari a zero! Così è scritto nella tabella allegata alla Legge 77/09 che scandisce fino al 2032 i fondi e le loro destinazioni. Questo mentre Berlusconi, per dimostrare che avrebbe risolto tutti i problemi in tempi record, orgogliosamente RIFIUTAVA un'offerta di aiuto da parte degli stati esteri. I soldi non c'erano ma lui, tra uno champagne e una mademoiselle, ha ugualmente rifiutato.

Gli appartamenti del Progetto C.A.S.E., in costruzione a L'Aquila - le cosiddette case antisismiche che si vedono sempre in televisione - possono essere costruite in deroga alla vigente normativa sanitaria. Così recita sempre la Legge 77/09. Non sono previste né comprese all'interno di alcun piano urbanistico, sono tutte annunciatamente illegali già per contratto. Tutte uguali, tutte identiche. Non sono previsti servizi sociali (scuole, spazi culturali, sportivi, verde attrezzato, strade, ecc.). Il mobilio che ciascun aquilano possiede non potrà essere utilizzato nei nuovi appartamenti, ma sarà destinato allo stoccaggio e conservato a tempo indeterminato presso i magazzini dell’interporto di Avezzano. Chi è il beneficiario dei noleggi dei magazzini? Chi altri deve arricchirsi alle spalle degli aquilani? Quanta speculazione dovrà esserci ancora intorno a questa disgrazia? Se proprio si doveva pagare il noleggio di questi depositi, non era il caso di farlo a vantaggio di qualche aquilano? C’è gente che specula sulla morte, sulle disgrazie, sulla povertà e sulla disperazione.

La constatazione più amara è che nessun aquilano ha diritto ad esprimere la propria opinione in merito al proprio futuro. Gli enti locali (regione, provincia, comuni, Asl e così via) sono estromessi da qualunque possibilità non solo di poter decidere o scegliere, ma anche di poter verificare la bontà delle scelte della Protezione Civile, la regolarità dei provvedimenti o la valutazione dell'impatto ambientale e dei rischi pericolosi che questi agglomerati urbani in costruzione, anomali, irregolari e improvvisati, potranno avere nel prossimo futuro della città dell'Aquila. Con il suo sistema di gestione militare totalitario e presuntuoso, la Protezione Civile sta mettendo in serio pericolo il futuro degli aquilani. Senza specifiche competenze tecniche e territoriali, doveva occuparsi solo dell'emergenza, come è successo per altri eventi catastrofici precedenti. Evidentemente a qualcuno conviene che lo stato di emergenza persista. Uno stato di emergenza è una miniera d'oro. Per chi? Per chi ha in appalto le varie forniture. Dietro ogni decisione, dietro ogni maceria, dietro ogni cadavere qualcuno sta guadagnando spudoratamente. Basti pensare che lo Stato ha preferito far arricchire gli alberghi, pagando 48 euro a persona al giorno, invece di requisire case sfitte a 400 euro al mese. Facendo un rapido calcolo, 48 euro per trenta giorni fanno 1440€ al mese. Per ogni famiglia di 4 persone lo Stato, cioè noi, paga 5760€ al mese invece di 400! Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro. La Protezione Civile è stata politicizzata. Il Premier sembra aver appositamente studiato un sistema infallibile per gestire in prima persona la situazione sopratutto, come è ovvio, dal punto di vista economico e finanziario, quello che sta tanto a cuore a strutture mafiose e criminali.

Vogliamo parlare del lavoro? Ottomila sono gli aquilani che sono rimasti senza. Hanno la cassa integrazione prorogata fino al 10 agosto. Qualche giorno fa sono state stanziate ulteriori risorse che forse consentiranno di arrivare a dicembre. Il terremoto afferma il principio che c’è un Re, che a sua discrezione elargisce risorse e possibilità. Non ci sono diritti da tutelare per legge, ma atti unilaterali del Governo. Eppure Silvio Berlusconi, nel regno incontrastato delle sue televisioni, aveva assicurato che mai avrebbe abbandonato i lavoratori aquilani al loro destino! La realtà invece è un'altra: in un’area dove migliaia di imprese non potranno più materialmente operare per anni, non vi è una concreta azione per il rilancio dell’economia. Cosa succederà a chi è rimasto senza lavoro e ha una famiglia di cui occuparsi?

L'Aquila continua a tremare. Le scosse, numerose tutti i giorni, continuano inesorabili, anche oltre il 4° grado della scala Richter. Intanto il Cavaliere continua ad affermare che va tutto bene. Le tv e la grande stampa nazionale, ad eccezione di Repubblica e pochissimi altri, continuano a rimanere in silenzio, conniventi e collusi con gli interessi di chi vuole lucrare sulle disgrazie degli aquilani: cosche mafiose, imprenditori senza scrupoli, finanzieri accomodanti, ditte e fornitori coinvolti nell'arrembaggio al denaro facile...
Ora si comprende meglio il senso della legge che imbavaglia la stampa, perlomeno quella ancora libera. E si comprende parimenti la necessità di aggredire la rete, quell'insieme sommesso di voci dissonanti in costante aumento, ogni giorno di più, che devono essere zittite. Solo qui potrete leggere con chiarezza che L’Aquila era da considerarsi a “rischio uno”. Il più forte. Questo avrebbe costretto le ditte costruttrici ad investire maggiori risorse economiche per avere edifici a norma. E solo qui potrete leggere che fu proprio Berlusconi, nel 2003, a decidere che L’Aquila fosse a “rischio 2”, permettendo oggi allo Stato di risarcire solo l'80% delle spese sostenute per la riparazione delle abitazioni.

Oltre 305 persone assassinate da un'edilizia disinvolta! Oltre 100.000 disperati sui quali speculare! Eppure c’è ancora gente che dice “Lui ci ha promesso le case, non ci lascerà e se ci darà le case lo voteremo di nuovo”.

Quelle che avranno non saranno case ma bettole illegali che, lungi dall'essere provvisorie, saranno eterne.


Benedetti Marie Helene
5 agosto 2009

20 ago 2009

Torna il nucleare in Italia. Che smantella le vecchie centrali


Con 154 voti a favore, un solo contrario e un astenuto, il Senato ha dato il definitivo via libera al “Ddl Sviluppo”: l’Italia dopo 22 anni torna nel nucleare. Questa la novità più rilevante di una legge che ha impiegato quasi dieci mesi per completare il suo percorso, ha passato quattro “letture” parlamentari, ha attraversato 60 sedute in commissione e altrettante in aula tra Camera e Senato, ha affrontato l’esame di oltre 2.800 emendamenti.

Entro sei mesi sarà decisa la normativa per la localizzazione delle nuove centrali nucleari e per i sistemi di deposito e stoccaggio dei rifiuti radioattivi: a gestire il ritorno dell’atomo sarà l’Agenzia per la sicurezza nucleare (Asn). Solo allora si potrà cominciare a piazzare le bandierine dei possibili siti sulla carta geografica. Sarà una fase di intenso mercanteggiamento con le autorità e le comunità locali, ma i margini di manovra sono ristretti anche dalla particolare conformazione geologica e costiera italiana. Si può partire dalla mappa dei possibili siti che il Cnen (poi diventato Enea) disegnò negli anni ‘70. Anche se, annuncia il ministro dello Sviluppo Claudio Scajola: “Una commissione di dieci autorevoli esperti è al lavoro da dieci mesi e sta producendo buoni risultati. Ho ricevuto numerose richieste di amministrazioni locali che hanno dato disponibilità all’insediamento di centrali nucleari”.

Sui nomi vige il segreto assoluto. A parte le candidature abbozzate ma poi nei fatti ritirate, come quella del Governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo. Se ne può parlare, aveva poi precisato Lombardo, ma solo a determinate condizioni: solo se i siciliani saranno d’accordo, esprimendo la loro opinione “con un referendum”, se la costruzione “conviene dal punto di vista costi-benefici” e se si tratterà di “una centrale assolutamente sicura”.
Nel maggio scorso, si faceva anche riferimento alla Sardegna, dalle parti di S. Margherita di Pula a sud. Alla Puglia, sulla costa di Ostuni. Lungo il Po, dal vercellese fino al mantovano, dove già esistevano le centrali di Trino e di Caorso.

L’obiettivo del governo è di arrivare a coprire il 25 per cento del fabbisogno nazionale, allentando la fame di petrolio della penisola: l’Italia è il settimo importatore al mondo di petrolio (qui i dati in pdf).
Secondo il memorandum d’intesa tra Enel e la francese Edf, la prima centrale nucleare nazionale diventerà operativa per il 2030: è prevista, inoltre, la costruzione di altri tre impianti. Per quella data si stima che la spesa nel mondo per i reattori arriverà a mille miliardi di dollari: un affare d’oro, quello della corsa verso il nucleare civile.

Gli impianti italiani saranno sviluppati da una società d’oltralpe, Areva (controllata indirettamente dall’Eliseo al 90 per cento): saranno centrali Epr (European pressurized reactor) in grado di garantire 1600 Megawatt. Si tratta della terza generazione di impianti nucleari: rispetto alle precedenti, è differente il sistema di raffreddamento e garantisce standard di sicurezza più elevati. Areva costruirà undici dei 41 impianti in cantiere nell’Unione europea, dove il 27 per cento dell’energia arriva dall’atomo (qui i dati): il primo progetto di Epr in fase di realizzazione, l’impianto finlandese di Olkiluoto, sarà consegnato con un ritardo di tre anni e spese lievitate del 25 per cento.
Ma la corsa verso l’atomo è ripresa, soprattutto nei paesi in via di sviluppo: secondo la Wna, sono 180 i reattori che potrebbero essere conclusi nei prossimi otto anni (qui la mappa in pdf). E sono stati avanzati progetti per altri 282.

L’Italia, intanto, chiude il vecchio capitolo del nucleare. E inizia lo smantellamento delle quattro centrali chiuse dopo il referendum del 1987 (qui i dati). La prima sarà Trino, in provincia di Vercelli, dove sono stoccate 14 tonnellate di materiale radioattivo. Il via libero definitivo arriverà entro sei mesi e la procedura sarà conclusa nel 2013. Ma la comunità locale è attenta: di recente i volontari dell’associazione ambientalista Greenpeace hanno manifestato. E il presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, ha dichiarato che non ospiterà nuovi impianti. Sono altri tre i reattori che attendono lo smantellamento, costruiti tra gli anni Sessanta e Settanta: Latina, Garigliano (Caserta) e Caorso (Piacenza).

Il dossier scorie radioattive, invece, è ancora aperto. Il generale Carlo Jean, in un’audizione del 2003 in Parlamento, aveva dichiarato che erano 58mila i metri cubi di sostanze radioattive presenti in Italia, custodite anche in impianti per il trattamento del combustibile e in centri per la ricerca scientifica (per esempio, Saluggia, Rotondella-Trisaia, Bosco Marengo, Roma-Casaccia: qui il report di Legambiente). E ogni anno se ne aggiungono 500 tonnellate provenienti dalle strutture sanitarie.

Negli ultimi anni parte del materiale ha preso la rotta dell’estero, affidato a società specializzate nel trattamento: la Energy Solutions, per esempio, ha richiesto una licenza per importare dall’Italia ventimila tonnellate di “materiale potenzialmente contaminato”.
Ma il governatore dello Utah (lo Stato che doverebbe ospitare le scorie trattate) si è opposto.
Negli allegati alla domanda presentata alle autorità federali, vengono indicati come luogo di provenienza otto siti italiani: Trino, Caorso, Garigliano, Latina, Saluggia, Bosco Marengo, Casaccia e Trisaia.


(fonte Panorama)