17 set 2009

Biennale 53. Palazzo delle Esposizioni&Giardini della Biennale


L’arte incarna una visione del mondo, da qui il tema di questa 53. Esposizione Internazionale d’Arte: “Fare Mondi” a cura di Daniel Birnbaum
La Biennale ’09 è un’esperienza, la tematica ha reso più semplice l’immersione all’interno delle opere, molto spesso percorribili senza disdegnare inoltre l’aspetto ludico, a volte provocatorio, che ha donato sprazzi di leggerezza all’esposizione, delineando così che cosa sia fare arte oggi. Non ho visto disfattismo, pessimismo cosmico o masochismo, ciò che porto con me di questa “esperienza” è la voglia di costruire, di fare “il nuovo”. Nonostante abbiano preso parte molte vecchie guardie dell’arte contemporanea, non sono mancati nomi sconosciuti, novità frizzanti.
Non è mia intenzione fare una lista di nomi insapore e inodore, anche per non togliere il piacere a chi andrà di conoscere, non solo di riconoscere artisti e opere.
Sinceramente mi hanno affascinato moltissimo i “Giardini della Biennale”, senza nulla togliere alle “Corderie dell’Arsenale”, ma a mio avviso è una location all’interno della quale si “naviga” molto bene tra i vari Padiglioni, con i propri tempi e il proprio passo.
Anche all’interno del Palazzo delle Esposizioni ho gradito molto la percorribilità, un percorso non scontato ma fluido, pieno di input, ma senza togliere al visitatore il tempo di metabolizzazione.

Il Palazzo delle Esposizioni si apre con una delle opere più significative di questa Biennale 53, “Galaxy Forming along Filaments, like Droplets along the Strands of a Spider’s Web” di Tomas Saraceno: una stanza invasa da un gigantesco aracnide che si dirama grazie a corde elastiche molto resistenti e che muta al variare della tensione esercitata sulle corde. È un’installazione affascinante non solo per l’apparente richiamo ad una progettualità architettonica molto complessa, ma anche per il rimando che lo stesso artista fa alla preistoria dell’universo, “quando le galassie erano disposte in formazioni spugnose lungo filamenti”. L’opera diventa un bellissimo parco giochi per bambini e un percorso ad ostacoli per gli adulti più avventurosi.
Un altro mondo percorribile è “Esperimentet” un’installazione di Nathalie Djurberg, in cui il pubblico si trova all’interno di un fantomatico giardino dell’Eden formato da gigantesche e grottesche sculture floreali il tutto condito da tre video ambientati nello stesso giardino in cui dei fantocci di plastilina animati in “passo uno” danno vita a sequenze di sesso e violenza che divertono e allo stesso tempo disgustano lo spettatore.
Da collegamento tra tutte le sale le aste di Andrè Cadere: “Six barres de bois rond”. L’artista amava girovagare per la città di Parigi e installarle in luoghi pubblici o esposizioni di amici, la cosa interessante è che la sequenza con la quale vengono posizionati i colori lungo l’asta non è mai rigida, compare sempre un’incongruenza, un’anomalia che attira solo l’osservatore più acuto.

Tra le partecipazioni nazionali davvero meritevole il Padiglione della Danimarca e Paesi Nordici (Finlandia, Norvegia e Svezia), non voglio dilungarmi sulla splendida architettura di Alvar Aalto che viene allestita, insieme all’altro padiglione come fossero degli appartamenti. Il progetto è stato curato dai due artisti Elmgreen & Dragset creando all’interno di questo spazio pubblico un ambiente privato. “The Collectors” indaga la sfera intima di una famiglia disastrata e di uno scrittore di racconti erotici, per loro sfortuna vicini di casa. Non solo, ma da come suggerisce il nome è anche un’analisi sul collezionismo, per cui l’arredamento, le opere d’arte presenti riflettono la psicologia del possesso, della proprietà, del desiderio dei rispettivi proprietari. Tra gli artisti presenti Massimo Bartolini, Maurizio Cattelan, Martin Jacobson, Wolfang Tillmans.

Una sorpresa il Paglione della Polonia con la video proiezione “Guests” di Krzysztof Wodiezko. Entriamo ed è come se fossimo fuori vediamo le ombre di persone attraverso dei vetri, così vicine ma intoccabili e allo stesso tempo lontanissime. Sono gli immigrati, l’altro, l’estraneo, molto spesso ridotto all’impossibilità di comunicare, di esprimersi. L’opera è sicuramente d’impatto, grazie anche ad un allestimento che rende perfettamente l’idea di stare “dall’altra parte”. Anche noi, i visitatori siamo ospiti e ce ne rendiamo conto grazie ai lavavetri, noi siamo il fuori e il dentro, vediamo e viviamo allo stesso tempo l’invisibilità sociale dell’immigrato.
La Romania si presenta con “The Seductivenes of the Interval”: un esempio di stanze comunicanti che creano un percorso labirintico tra spazio reale e immaginario in cui i tre artisti Stefan Costantinescu, Andrea Faciu e Ciprian Muresan proiettano video o creano delle installazioni sonore, il tutto arricchito dalla presenza di elementi scenici: l’intero padiglione è ricoperto di foglie di zucca. Ci raccontano delle esperienze, dei linguaggi e dei comportamenti odierni, dando così uno spaccato dell’uomo di oggi, immerso nella sua fragilità e temporalità.


Biennale Arte 53. Esposizione Internazionale d'Arte Fare Mondi

Daniel Birnbaum

dal 7 giugno al 22 novembre 2009

Palazzo delle Esposizioni – Giardini della Biennale

Di Chiara Ciucci Giuliani

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.